L’interazione tra il vento e le basse temperature è spesso causa di una notevole perdita di calore da parte della superficie del corpo non appropriatamente protetta. Tale fenomeno è ben più evidente di quanto possa indicare la lancetta o la colonnina del termometro.
La misurazione che solitamente viene attribuita a questa causa, principalmente in paesi freddi, viene comunemente chiamata “wind-chill temperature”. Un mix tra freddo “reale” e ventilazione che può provocare danni al corpo umano irreversibili.
Vi sono, a tal proposito, degli esperimenti molto eloquenti, condotti nelle aree polari, che hanno permesso di stimare un reale rischio di assideramento al disotto di un indice pari a -30° C.
Le potenzialità di rischio per congelamento sono reali a detta soglia, mentre intorno ai -50° C tale processo può avvenire in meno di un minuto circa.
In nazioni molto evolute, quali l’America settentrionale, in vista di avvezioni fredde accompagnate da forti venti, viene allertata la popolazione per prevenire i rischi cui potrebbe andare incontro.
In aree più miti, quale il bacino del Mediterraneo, tale rischio rimane solo apparente, ma spesso non è da sottovalutare.
In effetti con una temperatura di soli 4°C ed una vento di 72 kmh, la percezione del freddo potrebbe essere pari ad una temperatura, percepita, di -18° C; mentre se ci avviciniamo alla soglia dello zero termico, tale indice si porta bruscamente a valori intorno ai -24° C.
Se a tale indice di raffreddamento (-24° C), dovesse corrispondere un’esposizione dell’epidermide pari al il 50%, sul totale di quella protetta, si potrebbe rischiare una fase di congelamento che potrebbe impiegare dai 5 ai 10 minuti.
Molte persone che vivono esposte ai venti ed in regioni montane, conoscono perfettamente questo rischio. Rischio che non ha un riflesso solo sul corpo umano, ma che riguarda, nella fattispecie, anche la struttura del manto nevoso.
Spesso, e non sono rare le occasioni, con una temperatura di oltre 4° C ed un indice, posizionato attraverso un vento di 50 kmh, ci troviamo con una percezione pari a -12° C circa.
I meno esperti avvertiranno una situazione di freddo intenso, mentre la neve sotto i loro sci inizierà a fondersi rapidamente accrescendo il pericolo di valanghe.
Quindi occorre avere un particolare e costante occhio verso coloro che praticano gli sport invernali, poiché la percezione di freddo è estremamente ingannevole e non corrisponde assolutamente alla temperatura effettiva dell’aria.
Inoltre, in maniera molto diffusa, tale comportamento influisce in maniera marcata circa gli incidenti che si possono causare sulle piste da sci.
La muscolatura si raffredda in maniera progressiva, ma non immediatamente avvertita dal corpo umano, tale da perdere in maniera graduale la relativa reattività: “ho freddo, ma non mi sento stanco…”. Viene a manifestarsi quindi una sorta di “non perfetta coscienza muscolare”. Il cervello non riesce, di conseguenza, a ricevere i necessari impulsi che potrebbero riconoscere una reale soglia “di rischio”.
Il vento inganna o il vento uccide?