La scena barica è tornata ad essere contrassegnata da due protagonisti che hanno così tanto operato negli scorsi mesi invernali, debilitando per gran parte della stagione tutte le potenzialità fredde su gran parte del Continente Europeo.
Naturalmente ci riferiamo all’Alta Pressione sub-tropicale oceanica, ma soprattutto alla forza mai doma del Vortice Polare: insieme hanno concorso nel tendere con continuità la corda oceanica perturbata e temperata verso l’Europa, una sorta di flusso scarsamente ondulato che, mantenendosi a medio-alte latitudini, riusciva a dare ampio spazio a temporanee frequenti affermazioni del promontorio altopressorio sub-tropicale sull’Europa sud-occidentale e il Mediterraneo centro-occidentale.
Nel mese di Febbraio, e peraltro già a partire dalla parte conclusiva di Gennaio, abbiamo assistito ad un cambiamento assai rilevante della situazione sinottica, con un indebolimento significativo del Vortice Polare tale da incentivare finalmente degli schemi più favorevoli ad uno scambio di masse d’aria Polo-Equatore, con il freddo che dopo tanta attesa ha fatto visita alle terre del nord Europa e della Russia.
Solo per una sfortunata combinazione di parametri sfavorevoli l’aria fredda in forte affermazione ad alte latitudini Europee non è riuscita a spingersi sul Mediterraneo nemmeno a fine stagione, facendo dunque concludere nella maniera desolante un inverno che in ogni caso non avrebbe mai potuto sminuire l’eccezionale anomalia riscontrata in tutta la fase precedente.
Eppure la costruzione di una forte cella altopressoria di matrice termica fra l’Artico Scandinavo e il nord della Russia aveva alimentato le speranze di una decisa irruzione fredda sull’Europa e sul Mediterraneo, speranze che poi si sono frantumate per quanto ci riguarda a causa di un flusso Atlantico, derivante dal Vortice Polare in sede Canadese, che non ha permesso l’espansione retrograda del lago gelido a nord e ad est.
E l’Atlantico ha ripreso man mano spazio col proprio respiro mite, fino ad arrivare a questi giorni che appunto ripresentano una corda oceanica tesissima e piatta, favorita dal ritorno del Vortice Polare compatto ai livelli d’inizio inverno.
Il flusso oceanico spinge sempre più ad est l’Anticiclone Russo e il lago freddo ad esso associato fino a questi giorni ancora presente su parte dell’est Europeo.
Inoltre agisce in connubio con l’Alta Pressione sub-tropicale oceanica che, spingendosi anch’essa verso oriente, apporta una parziale influenza sull’Italia, che si trova dunque come rotta del passaggio di perturbazioni assolutamente prive di particolari effetti ed essenzialmente innocue, con i fenomeni veri e propri confinati a nord delle Alpi.
L’azione zonale bassa sull’Italia trascina aria assai mite, e non potrebbe essere altrimenti: anche oggi, come ieri, sono piuttosto diffuse le zone del centro-sud e delle isole dove le temperature hanno toccato e superato i 20 gradi, con valori che sono avanti di oltre un mese, statisticamente parlando, rispetto al periodo in essere.
Sugli scudi il Catanese con punte di 23-24 gradi, ma ancora sorprende Pescara, che ribadisce valori simili a ieri intorno ai 24-25 gradi, sempre incentivati (se confermati) dalla discesa adiabatica delle correnti occidentali dalle vette Appenniniche.
Come evidenza l’immagine Satellitare, osserviamo il treno perturbativo sull’Europa centrale che arriva nei pressi delle Alpi. Nel corso delle prossime 12-24 ore, il fronte che osserviamo sul Golfo di Biscaglia avrà una traiettoria leggermente più bassa, impattando più decisamente contro le Alpi con previsione di forte maltempo sui versanti Svizzeri.
L’Arco Alpino metterà al riparo l’Italia da possibili influenze, con possibili temporanei sconfinamenti precipitativi solamente sui versanti di confine più settentrionali, e specialmente sulla Val d’Aosta. Nel contempo quest’azione perturbativa a latitudine leggermente più bassa favorirà un contestuale rinforzo delle correnti occidentali già dalle prossime ore specie sull’alto Tirreno e maggiormente avvertito in quota lungo l’Appennino, mentre domani potrebbe farsi temporaneo vivo il foehn su alcuni settori dell’alta Valpadana.
Sul dettaglio evolutivo a più ampia veduta, la situazione presenterà presto dei cambiamenti di rilievo, e non è al momento ipotizzabile quel trend di persistenza dell’attuale scenario già vissuto in precedenza, nel cuore dell’inverno.
Già entro 48 ore il flusso oceanico mostrerà delle prime ondulazioni, grazie alla genesi di una prima onda depressionaria al largo in aperto Atlantico, che s’intensificherà e irrobustirà nel corso del week-end quando si porterà fin verso il Golfo di Biscaglia e il Regno Unito.
Da un lato, tutto questo determinerà in una prima fase un inevitabile intensificazione dell’Anticiclone africano sul Mediterraneo centro-occidentale, con l’azione che raggiungerà la massima intensità proprio nella giornata di domenica, probabilmente la più stabile in gran parte del nostro Paese.
Nel corso della prossima settimana, si avrà invece la graduale estensione di tale prima onda perturbata verso il nord Italia, ma nei giorni a seguire appare assai probabile l’approfondimento della circolazione depressionaria di matrice nord Atlantica, con ciclogenesi in piena azione sui nostri mari.
Da una primavera esplosa ancor prima del tempo si passerebbe a una sorta di deriva autunnale, con precipitazioni di cui vi è diffusa necessità, allontanando lo spettro dell’Alta Pressione.