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Terza tragedia alluvionale in meno di un mese, l’Italia “sprofonda”: ripetitività non certo casuale

di Mauro Meloni
23 Nov 2011 - 19:30
in Senza categoria
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Inondazioni e ingenti danni a Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese. Immagine tratta dalla pagina Facebook «U Baccialunisi»
Ci sono ancora strascichi da non sottovalutare, ma gradualmente il maltempo tende a placarsi all’estremo Sud, dopo aver lasciato una scia di morte e distruzione. La dinamica di quest’ennesimo guasto perturbato, dai connotati così estremi, è scaturita dall’approfondimento di un vortice perturbato sulla parte bassa Mediterraneo Centro-Occidentale, che ha esaltato i propri effetti per il contrasto fra l’aria fresca d’estrazione nord-atlantica e i rifornimenti sub-tropicali continuamente richiamati dalle latitudini nord-africane.

I venti sciroccali, molto umidi ed energici, e la lentissima evoluzione dell’intero decorso perturbato hanno fatto ancora una volta la differenza, consentendo la formazione di un sistema temporalesco a mesoscala con vertice a V rimasto stazionario per alcune ore proprio tra la Sicilia nord-orientale e la bassa Calabria. Si sono così scatenati poderosi nubifragi che si sono accaniti sulle stesse zone: è toccato così al messinese tirrenico essere travolto dall’acqua incontrollata dei fiumi, dopo che sono cadute punte di 380 millimetri nell’arco di poche ore a ridosso dei Monti Peloritani, sulla località di Castroreale. La frana killer a Saponara, che ha purtroppo ha causato 3 vittime, è una diretta conseguenza di queste eccezionali precipitazioni.

Ci troviamo quindi di fronte al terzo episodio di tipo alluvionale con ripercussioni molto gravi di quest’autunno: fra fine ottobre ed inizio novembre era stata la Liguria ad essere devastata da due alluvioni ravvicinate, la prima con epicentro sulle CinqueTerre e la seconda che ha colpito al cuore Genova. In mezzo tutta una serie di nubifragi e altre situazioni alluvionali di minore importanza che non sembrano dare pace e si ripetono puntualmente ad ogni attacco perturbato. Cambiano le posizioni ed i dettagli delle evoluzioni cicloniche, ma i risultati sono sempre i medesimi: terribili bombe d’acqua che hanno messo in ginocchio molte zone d’Italia, in un contesto peraltro caratterizzato da lunghi fasi siccitose e di calma, specie al Nord. Un autunno davvero da dimenticare per gli episodi di meteo estremo, se si considera che oltre 30 persone hanno perso la vita in situazioni direttamente riconducibili a nubifragi, alluvioni o frane.

La frequenza di questi eventi meteo eccezionali si può ricavare nella persistente anomalia dello schema barico che condiziona da svariate settimane l’andamento barico sull’Europa: un persistente blocco anticiclonico continua ad imperversare gran parte del Continente con massimi barici a latitudini medio-alte impedendo il regolare moto delle perturbazioni atlantiche. Quando l’alta pressione si ostina a mantenere le sue posizioni diventa pressoché impossibile da smuovere. Una situazione tutto sommato simile si era avuta anche per l’alluvione di Genova, anche se con traiettoria più settentrionale del vortice perturbato che era poi addirittura evoluto in raro ciclone di tipo tropicale.

In qualche modo i fronti atlantici, contrapponendosi a questo muro anticiclonico, hanno dovuto trovare almeno piccole vie di fuga per poter sfondare verso est e quasi sempre sono riusciti a trovare una via d’accesso preferenziale verso le basse latitudini mediterranee, rimanendo così intrappolati e impossibilitati ad evolvere in modo celere verso levante, ancorate ad ovest-sud/ovest rispetto all’Italia. Il mare relativamente caldo ed i richiami umidi sub-tropicali hanno facilmente generato questi episodi meteo così violenti e purtroppo complicati da prevedere: esistono modelli di previsione numerica sempre più accurati e con risoluzioni molto elevate, ma resta una chimera poter prevedere con un certo anticipo le zone spesso particolarmente circoscritte dove gli accumuli possono arrivare a raggiungere punte estreme di tipo alluvionale, come ad esempio oltre 120mm nell’arco di un’ora.

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