L’acqua è cambiata, nel periodo che ha preceduto il grande sisma di Amatrice di fine agosto 2016. Dal mese di marzo, ben 7 sorgenti ed un pozzo si sono arricchiti di ferro, vanadio ed arsenico, in un’area entro i 100 chilometri dall’epicentro. L’acidità si è leggermente accentuata, insieme alla presenza di anidride carbonica. Le alterazioni sono proseguite anche dopo la scossa principale. Il livello delle falde acquifere è cresciuto di alcune decine di centimetri e il cromo si è aggiunto al mix di elementi misurati nelle sorgenti. Oggi, più di un anno e mezzo dopo, i valori sono rientrati nella norma.
Questi segnali della natura saranno legami al terremoto e possono aiutare nell’arrivare alla predizione dei grandi sismi? Ora i ricercatori si interrogano se anche questi mutamenti nelle falde acquifere possono servire come sistema di allarme. Quella dei precursori sismici resta una frontiera ancora lontana, ma i ricercatori sono in gran parte concordi sul fatto che la terra, prima di un terremoto, può mandarci dei segnali. E’ già accaduto per vari eventi sismici, uno degli elementi maggiormente presi in considerazione è quello dell’aumento anomalo del gas radon all’interno delle rocce.
Tuttavia, i segnali delle acque non sono mai stati considerati finora precursori sismici particolarmente affidabili. E’ però largamente possibile che nelle falde vicine alla superficie penetrino acque profonde, modificandone la composizione chimica. Tuttavia serviranno studi approfonditi e un monitoraggio per lunghi periodi al fine di comprendere davvero se una variazione della composizione dell’acqua rilasciata dalla sorgente possa essere un elemento davvero affidabile per la previsione del terremoto.