La macchina fende l’aria in direzione Roma alla folle velocità di 70 km/h, siamo ormai all’inizio del crepuscolo. Una giornata al mare al Circeo ti sfianca solo per una questione di traffico al ritorno. La sora Cesira, “non patentata”, apostrofa in stile oxfordiano, con un raro accento di romanesco puro, alcuni automobilisti amanti delle gesta ferraristiche che scambiano una normale arteria stradale per le chicane della F1 e per paura di non essere capita agita in modo molto eloquente il dito medio alzato.
“Ma tu guarda sto fijo de na m… ce fa ammazzà a tutti: A DEFICIENTE!!!”.
“Stai carma, luce delle mie pupille, che tanto prima o poi un muro lo trova pe annacce a sbatte!”
Scivola la strada sotto di me, la radio passa il grande C.Baglioni che ci inebria con un suo successone:
“…accoccolati ad ascoltare il mare, quanto tempo siamo stati, senza parlare…” e al sentir queste note mi volgo verso la mia dolce metà e con lo sguardo da pesce fracico, approccio un bacio sfidando l’alta velocità (70Km/h) e la quasi incipiente oscurità ma ad un centimetro dalle sue labbra…un flash, una luce, un bagliore.
“Porca miseria: un lampo!!!”. La direzione è quella del mare, metto fuori il lampeggiante, scalo dalla terza alla seconda e cerco un’uscita per andare a prendere una strada che mi porti verso il mare. E come un’ancora di salvataggio ecco apparire dal nulla lo svincolo per Anzio-Nettuno.
“Arvà! mica ritorneremo ar mare: sti due (cioè li fiji) cianno fame”.
“Male! Nun lo vedi come so ciccioni? Pe na sera nun ie fa male se stanno a digiuno. Sennò magnano quanno rientramo ma adesso devo annà a vede andove lampa…”.
Baglioni ha finito di cantare che lo sostituisce Marco Masini (uno allegro, mica bau bau micio micio) che ci mette il carico da undici:
“Ci vorrebbe il mare con le sue tempeste…”.
C’è ancora un po’ di luce quando arrivo in prossimità della spiaggia e lo spettacolo al largo è degno d’essere incastonato su un rullo fotografico.
“A papà…ciavemo fame, ma quanno annamo via?”.
Figli snaturati e terroristi ma possibile che non capiate che il momento è degno della sua massima attenzione? Faccio orecchie da mercante e piazzo la Camilla sul tettuccio della macchina e comincio a scattare. Tutto sommato credevo peggio perché comunque la giornata al mare non era stata malvagia anche se c’era qualcosa che non andava ma un tramonto così pirotecnico non me l’aspettavo.
“Hai fatto Arvà?” urla la mia dolce metà da dentro l’abitacolo minimo ma è come una voce lontana portata dalle folate di vento che s’infrange sulle onde. Sto ancora in una fase calda che sento un botto immane. Mi giro quasi impaurito perché penso al peggio ma mi accorgo che il suono era quello della portiera che si è chiusa alle spalle di mia moglie che con aria quasi inferocita mi si avvicina:
“Noi annamo a piedi fino ar bar più vicino che sti due cianno fame, damme 50 euri che je compro un panino…”
Alla faccia! 50 euri per 3 panini e qualcosa da bere…ma pe chi m’hanno scambiato: pe na banca?
“Scusa ma non è avanzata la pasta e facioli de oggi a pranzo? Daie un po’ de quella che tanto ho quasi finito…”
Ammazza che rottura de pa… uno non si può godere du lampi che c’è sta sempre er comitato dei sovversivi pronti a entrà in scena. Un ultimo bagliore mentre il buio cala sulle nostre teste e decido di rimettere tutto a posto. Rimontiamo tutti in macchina e riprendiamo la strada di casa comprensiva di fila chilometrica pachidermica.
Il tran tran della prima-seconda-prima fa riappisolare le belve retrostanti ma non la sora Cesira che riparte con la filippica.
“Guarda che ore sono, guarda che traffico, guarda che fila…” e via uno sbuffo degno del Titanic.
“Luce delle mie pupille – le sussurro – avrei voluto incastonare quel tramonto nel blu dei tuoi occhini belli” e le appoggio una mano sul ginocchio.
Lei mi guarda un attimo e poi mi risponde con aria accigliata: “Eppoi che me facevi er primo piano alle ciglie? Nun so manco truccata…ah a proposito: domani prima che te ne vai a lavorà lasciame qualche sordo che ho finito i trucchi…”
Non c’è niente da fare: è sempre 1 a 0 per lei.