Sono trascorsi 14 anni dalla retrogressione gelida di Santa Lucia del 2001: quasi tutta la Val Padana venne investita da rovesci di neve, per il passaggio retrogrado di un nocciolo d’aria molto fredda d’estrazione siberiana, giunta dal comparto balcanico-danubiano. Le bufere di neve non furono così straordinarie per la quantità di neve caduta (in genere quasi ovunque non oltre i 10-15 centimetri), ma per la qualità della stessa neve, molto polverosa (grazie al gelo intenso con le temperature decisamente sottozero) ed accompagnata da sferzanti raffiche di vento, come accade in genere sulle steppe russe. Un autentico blizzard, il vento batteva così forte da impedire il camminare, il rumore del vento ululava, la neve si poggiava nelle palpebre: sembra davvero storia d’altri tempi.
L’evento del 13-14 dicembre 2001, da non classificare come burian, è passato alla storia per la sfuriata di neve e vento che ha investito la Val Padana, ma in realtà anche sul resto d’Italia gli appassionati meteo si erano illusi di poter vivere un evento storico, che poteva imbiancare città e coste. La traiettoria di quest’irruzione d’aria gelida rimase estremamente incerta fino all’ultimo, nonostante già le tendenze stilate 10-15 giorni prima preannunziavano la possibile intrusione, fino alle nostre latitudini, del nocciolo d’aria freddissima d’estrazione artico-siberiana. Dopo aver coinvolto il Nord e la Regione Alpina, il nocciolo gelido slittò verso la Francia meridionale e l’area pirenaica. Così appariva la Val Padana 4-5 giorni dopo l’evento, come da immagine sotto.