L’ipotesi è ancora tutta da valutare e monitorare con attenzione, ma le attuali emissioni modellistiche rafforzano, come già anticipato in altri pezzi scritti in precedenza, l’ingresso in grande stile delle onde perturbative atlantiche. C’è anche da seguire, e ci saremo volentieri astenuti dal doverlo dire, la prospettiva di un possibile marcato peggioramento meteo sulle regioni più occidentali dell’Italia, a cavallo fra il 2 ed il 3 novembre, nell’ambito di un’evoluzione poi non così dissimile da quella che ha portato il recente peggioramento ed anche le piogge alluvionali killer in Liguria e Lunigiana.
Le analogie sono legate al fatto che anche questa volta si avrebbe l’affondo di una corposa saccatura fra l’Iberia ed il Mediterraneo Occidentale, con perno ciclonico principale in prossimità del Regno Unito. Più ad est, sull’area baltica e sul Centro Europa risulterebbe insediato un forte anticiclone, che non farebbe altro che rallentare il decorso perturbato, rafforzandone i potenziali effetti proprio sul Mediterraneo. Il peggioramento verrebbe sostenuto da un flusso di correnti sciroccali al suolo contrapposte al libeccio in quota, una situazione classica favorevole al rischio d’intense precipitazioni a carattere prefrontale soprattutto nelle zone più esposte dal punto di vista orografico.
Ci riferiamo naturalmente alle regioni di Nord-Ovest, ma questo ovviamente non significa che si debbano verificare nuovi episodi estremi: in merito al precedente peggioramento, va pur detto a scanso d’equivoci che, a parte quanto accaduto tra il Levante Ligure e la Lunigiana, sul resto del Nord le piogge sono cadute in genere con moderazione portando apporti preziosi nell’ambito di un autunno che era stato estremamente secco. I picchi di oltre 200 millimetri giornalieri registrati sulla fascia prealpina del Friuli rientrano nella casistica di queste evoluzioni perturbate e, poiché così tanta pioggia è caduta diluita nel tempo, non hanno provocato particolari danni.