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Stratwarming!

di Michelangelo Nitti
24 Feb 2005 - 11:59
in Senza categoria
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stratwarming!
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Analisi della circolazione nord emisferica a 500 hPa by GFS. Fonte: https://grads.iges.org/pix/hemi.fcst.html.
Negli ultimi 5-6 giorni, il vortice polare della stratosfera boreale ha subito un graduale indebolimento ed ha assunto una conformazione nettamente ellittica (“wave2 pattern”). L’asse principale, esteso dal Canada centro-orientale alla Siberia occidentale, non passa per il Polo Nord a causa dell’ulteriore rafforzamento dell’anticiclone pacifico, attualmente centrato sul Mar di Bering.
La graduale amplificazione delle anomalie stratosferiche è da mettere in relazione con l’efficace propagazione verticale dell'”E-P flux” e col potenziamento dell’anticiclone nord-pacifico. Lo sviluppo di un intenso riscaldamento stratosferico sta ora dando il “colpo di grazia” al VP, già profondamente malato.
Lo “stratwarming” ha raggiunto il suo culmine l’altro ieri, quando la zona di massimo riscaldamento, all’altezza di geopotenziale di 10 hPa (circa 30.000 m), era situata sul Golfo dell’Ob (coste artiche della Siberia occidentale), con una temperatura di -10 °C. L’aria fredda era posizionata sull’Atlantico nord-occidentale con un minimo termico di -76 °C.
Nel breve-medio termine la penetrazione del riscaldamento stratosferico, in temporanea attenuazione, nell’Artico e la contemporanea migrazione dell’anticiclone stratosferico verso l’Alaska, allontaneranno ulteriormente il VP dalla sede polare, determinandone anche un temporaneo, ma molto intenso, “split”.
Nella media e alta stratosfera il minimo del vortice polare dovrebbe portarsi sulla Scandinavia nei primi giorni del prossimo mese, mentre nuove pulsazioni calde, provenienti dalla Siberia occidentale, dovrebbero migrare sul Mar Glaciale Artico, provocando un ulteriore sconvolgimento della circolazione troposferica, specialmente nel comparto europeo.

La circolazione troposferica ha già subito pesanti alterazioni a partire dal 15-16 febbraio, con la tendenza, dopo un’effimera tregua, a nuovo sviluppo di “blocking”.
L’attività bloccante, nella media e alta troposfera, ha cominciato a palesarsi sull’Atlantico nord-orientale, con valori di “blocking index” (secondo Tibaldi e Molteni) di poco superiori ai 10 m(gr. lat)-1 sulla superficie isobarica a 500 hPa. Dopo una temporanea attenuazione è esplosa, negli ultimi 3 giorni, su una vasta area dell’Atlantico settentrionale, mentre altri “blocking” di minore intensità sono apparsi nel comparto pacifico.
Tutto ciò è da correlare alla rapida “meridianizzazione” del flusso zonale, con successivo sviluppo di “cut-off” anticiclonici e strutturazione di forti anomalie di geopotenziale, soprattutto sull’Atlantico settentrionale. Ora, sulla superficie isobarica a 500 hPa, è presente un’area con anomalie positive di geopotenziale superiori ai 250 m estesa dalle coste orientali del Labrador al Mar Bianco, in fase di ulteriore espansione.

Nella circolazione troposferica in quota alle medie e alte latitudini, l’incremento dell’attività bloccante, insieme all’influenza delle dinamiche stratosferiche, stanno delocalizzando vortici freddi polari a latitudini sempre più basse, mentre si va affermando una circolazione a due grandi onde planetarie quasi stazionarie.
Un vortice freddo in quota è precipitato sul nostro continente, mentre uno ben più vasto e gelido si sta sviluppando sulla Siberia. Molto vivace è il conflitto tra questo poderoso centro d’azione ed una stabile e intensa alta pressione sub-tropicale sul Pacifico centro-orientale. Quest’ultima è alimentata da attività tropicale particolarmente forte, favorita delle temperature anormalmente alte del Golfo del Bengala e degli oceani intorno all’Indonesia e all’Australia settentrionale.
Questo conflitto alimenta un vigoroso flusso zonale che pilota un veloce treno d’intensi sistemi perturbati che, dalle coste orientali dell’Asia si estende al medio Oceano Pacifico, per poi indebolirsi progressivamente deviando principalmente verso l’Alaska, nel tentativo di scavalcare verso nord il promontorio anticiclonico posizionato presso la “west coast” nord-americana.
Il ramo meridionale, secondario, dei “westerlies” taglia ala base, in modo discontinuo, il promontorio anticiclonico trasportando vorticità positiva verso gli Usa sud-occidentali, dove si manifestano condizioni di maltempo anche persistenti. I sistemi perturbati, che interessano soprattutto la California, hanno difficoltà ad allontanarsi per la presenza poco più ad est, di un promontorio anticiclonico alimentato da “forcing” orografici e di matrice tropicale.

A valle dell’onda anticiclonica in quota, collocata presso le coste pacifiche nord-americane e alimentata in parte dal “forcing” orografico indotto dalle Rocky Mountain, in parte da “forcing” termici, è presente una vasta saccatura, connessa ad una complessa compagine ciclonica. La configurazione di quest’ultima risente della presenza del forte anticiclone nord-atlantico, esteso verso ovest fino alla Groenlandia, mentre la saccatura che si protende verso il Canada centro-orientale entra in vivace conflitto, sugli USA, con un robusto anticiclone sub-tropicale. Un vigoroso flusso zonale, alimentato da questo conflitto, pilota un veloce treno d’intensi sistemi perturbati che dopo aver generato ondate di maltempo sugli “states” sud-orientali, cercano di tagliare alla base il gigantesco promontorio anticiclonico atlantico.
Questo tentativo andrà a buon fine grazie anche all’aiuto del vasto vortice freddo in quota che insiste sul continente europeo, soggetto ad un parziale moto retrogrado. Ma soltanto per pochi giorni.
Nel medio-lungo termine, infatti, l’imponente “blocking” atlantico dovrebbe attenuarsi alle latitudini più alte, mentre verrà alimentato da “forcing” di matrice tropicale. Il flusso in quota, diventato meno meridiano attraverso l’Oceano Atlantico, dovrebbe anche provocare una generale progressione del treno d’onde. Ciò porterà, probabilmente, ad una successiva traslazione verso l’Europa occidentale dell’anticiclone atlantico, mentre dovrebbe affermarsi una “wave3 pattern” nella circolazione emisferica, per la formazione di una terza onda planetaria risonante ancorata al “forcing” orografico tibetano.
Quest’evoluzione meteorologica, prevista dal modello GFS, dovrebbe concedere una fase di tempo decisamente migliore ai paesi che si affacciano sul Mediterraneo centro-occidentale, soprattutto dopo il 3-5 marzo. Ma prima dovremo fare i conti con le conseguenze dello “stratwarming”.

La graduale propagazione all’alta troposfera dei disturbi nella circolazione stratosferica, prodotti dallo “stratwarming”, incoraggia la penetrazione nell’Artico del “blocking” nord-atlantico e la conseguente espansione verso l’Europa del vortice freddo siberiano.
Nei prossimi giorni, in modo particolare tra il 27 di questo mese e il primo marzo, gran parte dell’Italia sarà coinvolta nel vivace conflitto tra correnti oceaniche ed aria freddissima d’origine siberiana, con nevicate, localmente copiose.
Gelide correnti nord-orientali investiranno soprattutto le regioni centro-settentrionali che sperimenteranno, specialmente tra il 28 febbraio e il 2 marzo, la più intensa ondata di freddo di quest’inverno… sconfinante nella primavera climatica.

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