Il 4 Maggio del 1999 a Oklahoma City si verificò uno dei più incredibili eventi meteo dell’ultimo secolo: un tornado outbreak di proporzioni inaudite.
Nell’immagine a sinistra potete trovare il radiosondaggio relativo a quel giorno. Si può notare da subito che al suolo vi era un leggero strato freddo, non propriamente inversionale, ma l’innesco convettivo è stato così violento da modificare sostanzialmente il profilo termodinamico della colonna d’aria in pochi minuti.
La linea continua rappresenta il profilo di temperatura, la linea a punti è il dewpoint, mentre la linea a tratti è l’adiabatica satura tratta dal punto di temperatura al suolo.
Alla quota isobarica di 900hPa il profilo diventa parallelo ad un’isobarica satura, evidenziandone il livello di libera condensazione. Il profilo termodinamico incrocia l’adiabatica satura, tratta per il primo punto del profilo, alla quota di 700hPa, corrispondente a circa 3000m.
Da lì in poi la convezione è libera, poiché la colonna d’aria cede calore di condensazione e instabilizzandola ulteriormente.
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Mano a mano che l’aria sale, cede calore, e questo calore la fa salire ancora di più, tipico esempio di reazione a catena positiva. Il processo termina quando l’adiabatica satura incrocia nuovamente il profilo, questa volta da sopra. Ad Oklahoma City questo non è avvenuto ed il radiosondaggio non ha evidenziato qualsiasi quota teorica della tropopausa. Dunque, a quanto ne sappiamo, fino alla quota isobarica di 250hPa (circa 10.000m e oltre) la violenta convezione non ha trovato opposizione di sorta, originando moti ascensionali che la letteratura suppone fossero veloci fino a 40 m/s (130 Km/H).
L’energia prodotta da tal evento violento è evidenziata dalla sproporzionata area sottesa tra il profilo termodinamico e l’adiabatica satura a partire dai 700hPa fino alla quota di termine convezione, che supponiamo essere attorno ai 200hPa (ma non ne abbiamo certezza, in quanto il radiosondaggio termina molto prima). Si nota l’enorme superficie a disposizione sul tracciato, che ha dato origine al CAPE (convective available potential energy = energia potenziale disponibile per la convezione) tra le più alte mai viste negli ultimi decenni.
Ciò che n’è seguito è triste cronaca.
Nota dell’autore: i quattro articoli, che con questo concludono la serie, non pretendono d’essere esaustivi dal punto di vista fisico-matematico. La trattazione è stata eseguita, seguendo le indicazioni di testi d’analisi meteorologica e instabilità atmosferica, ma semplificati nella trattazione, a scopi divulgativi.
Per gli approfondimenti consiglio: Walter Saucier, “Principle of Meteorological Analysis”.
Stabilità atmosferica e Tefigramma
Parte I: https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=12984
/>Parte II: https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=12985
/>Parte III: https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=12986