Era dal 5 luglio 2005 che non si toccava quota 100 nel conteggio delle macchie solari: è accaduto l’8 marzo, secondo i dati ufficiosi del SIDC (Solar Influences Data Analysis Center), l’ente di riferimento che coordina le ricerche a livello mondiale e che dispone dell’archivio più esteso, risalente al 1849. Il ciclo 24 è dunque entrato nel pieno dell’attività, seguendo una parabola che, stando alle proiezioni più accreditate, dovrebbe condurre al massimo nel corso del 2013. Se poi si guarda al dato medio mensile di marzo (56,2 ufficioso), occorre addirittura risalire al novembre 2003 per ritrovarne uno più elevato.
Partito in sordina, al punto che qualcuno aveva azzardato ipotesi di nuovi minimi storici, il ciclo 24 mantiene comunque caratteristiche meno dirompenti di quelli che l’hanno preceduto: al momento, le proiezioni della NASA (National Aeronautics and Space Administration) parlano d’un massimo di circa 58 nell’estate 2013, il che ne farebbe il ciclo più debole da due secoli, ovvero dal ciclo 6 (1810-’23: massimo 48,7), durante il Minimo di Dalton.
Ha avuto certamente caratteristiche inusuali per gli ultimi 80 anni la transizione fra i cicli 23/24, che ha totalizzato 816 giorni senza macchie (compresi fra il 27 gennaio 2004 e il 14 gennaio 2011), ma anche una repentinità di ripresa che i cicli di fine Ottocento – inizio Novecento non mostravano. Proprio la lista degli Spotless days, messa a confronto con la transizione dell’ultimo ciclo del cosiddetto Minimo di Damon, dà conto di quanto la ripartenza sia stata rapida:
cicli 23/24 | cicli 14/15 | |||
---|---|---|---|---|
anno | numero | anno | numero | |
2004 | 3 | 1908 | 4 | |
2005 | 13 | 1909 | 6 | |
2006 | 65 | 1910 | 75 | |
2007 | 163 | 1911 | 200 | |
2008 | 265 | 1912 | 254 | |
2009 | 262 | 1913 | 311 | |
2010 | 44 | 1914 | 153 | |
2011 | 1 | 1915 | 12 | |
1916 | 4 | |||
Totali | 816 | 1.019 |
Qualcuno, a caccia di dietrologie, ha tentato di attribuire le differenze ai conteggi odierni, che sarebbero inficiati da una strumentazione più potente e dunque di risoluzione migliore rispetto al passato; ma se ciò è oggettivamente vero, resta anche il fatto che il SIDC adotta un fattore di correzione che riallinea i conteggi alle condizioni osservative offerte dagli strumenti del XIX secolo, rendendo così omogeneo l’archivio e fondati i confronti.
Non è purtroppo possibile fare invece paragoni con altri indici, quali la velocità e la densità del vento solare per esempio, che tendono a rimanere mediamente basse (nel XIX secolo non esistevano strumenti per questo genere di misure). Va qui ricordato che una delle teorie riguardanti l’influenza dell’attività solare sul clima terrestre si riferisce proprio al ruolo del vento solare. La regione che ne è influenzata (eliosfera) si estende al di là dell’orbita di Plutone: nel giugno 2010, la sonda Voyager 1 (lanciata il 5 settembre 1977) ne avrebbe raggiunto i confini (eliopausa), a circa 17 miliardi di km dal Sole (15,8 ore luce). La struttura dell’eliosfera è tale da limitare l’influenza della radiazione cosmica nel Sistema solare, che sarebbe problematica per la vita terrestre; tuttavia, se la forza del vento solare diminuisce, la radiazione cosmica penetra con maggiore facilità e, pare, giocando un ruolo fondamentale nella formazione delle nubi, che fungerebbero così da schermo alla radiazione solare in ingresso. Se questa teoria, ancora da dimostrare, fosse vera, le variazioni climatiche troverebbero, almeno in parte, una spiegazione. I decenni a venire, secondo gli assertori dell’influenza della radiazione cosmica, potrebbero chiarire molte cose, poiché l’attività solare è attesa in ulteriore calo col ciclo 25, che dovrebbe manifestarsi nel 2019-’20. Si aprirebbe dunque una fase di moderato raffreddamento climatico, in netta controtendenza rispetto agli apocalittici scenari disegnati dai propagandisti del Riscaldamento globale.
Aggiornamento del 4 aprile: la NASA rivede al rialzo la previsione del massimo del ciclo 24, portandolo a 62 nell’estate 2013.