Urla il vento e soffia la bufera…vecchie parole di una vecchia canzone, vecchie parole che ricordano tempi lontani ahime (meteorologicamente) mai vissuti, quando gli inverni erano inverni veri e quando l’inverno metteva sempre paura. Oggi colpa forse della tecnologia che riscalda le nostre case e i nostri vestiti, colpa forse del famigerato effetto serra, queste parole sembrano vecchie insegne di botteghe d’epoca belle a vedersi ma completamente fuori da ogni contesto attuale.
Eppure in questi ultimi anni qualcosa sta cambiando, vengono a farci visita a cadenza ormai annuale vecchi amici di tante battaglie nel vecchio continente, nemici di tanti eserciti baldanzosi nelle steppe russe quasi travolti più dalla sorpresa di un nemico invisibile e inaspettato che dalla spada. Ebbene si, torna a farci visita il grande assente, l’anticiclone russo siberiano, lo dico quasi sotto voce per non farmi sentire, da chi frastornato dalla confusione del global warming di tendenza, potrebbe non capirmi e pensare che sto scherzando. Arriva, arriva neanche tanto in punta di piedi e con il suo soffio spedisce nel più duro degli inverni una insolitamente tiepida steppa russa.
Vedremo nei prossimi giorni scene già viste oltreoceano scene quasi irreali per i nostri tempi dimenticate come dimentichiamo le vecchie canzoni, urlerà il vento e soffierà la bufera poco lontano da noi questa volta, e l’Italia?
Guarderà attonita lo spettacolo a pochi chilometri da lei salutando mestamente un triste e anonimo inverno oppure sentira il gelido soffio del vecchio amico ormai lontano e sfuggente. Signori come l’anno scorso il burian e il soffio gelido della steppa sono vicini, e per esperienza vi dico che l’orso non andrà via senza lasciare un segno anche qui nella terra del sole…