L’inverno resta ancora un miraggio, ma quest’inizio di settimana ha evidenziato in modo ancor più incisivo che l’alta pressione non ha più la sua intoccabile dimora sul Mediterraneo. La roccaforte anticiclonica ha infatti arretrato il proprio baricentro verso ovest, dando così modo ad una saccatura, con perno in Scandinavia, di sprofondare parzialmente sul bacino centrale Mediterraneo. Un impulso perturbato sta interessando l’Italia, accompagnato dal fluire di venti molto intensi dai quadranti occidentali (Ponente e Libeccio).
Gli effetti sono variegati, con le regioni tirreniche più esposte alla componente umida dell’afflusso occidentale, mentre i versanti adriatici stanno inevitabilmente risentendo degli effetti favonici dettati dallo scavalcamento della dorsale appenninica da parte delle masse d’aria che così discendono con caratteristiche ben più miti e secche. Potenti raffiche di vento ad oltre 100 km/h, specie lungo i valichi appenninici, e temperature fino a 20 gradi su alcune zone litoranee adriatiche: ecco l’effetto del mite flusso atlantico. I lati positivi di questa frustata di vento sono anche legati ad un rimescolamento generale dell’aria particolarmente avvertito anche nelle pianure del Nord, dove sono subentrate correnti di foehn.
L’impulso perturbato è seguito da masse d’aria più fredde, che cominceranno ad affluire fin dalle prossime ore attraverso venti da nord-nord/ovest. La rotazione dei venti dai quadranti settentrionali imprimerà un deciso miglioramento, con l’instabilità in localizzazione al Meridione. Si avrà un calo termico piuttosto sostanzioso anche di oltre 5-6 gradi, ma i valori tenderanno a portarsi in linea con le medie stagionali, rispetto a questa parentesi caratterizzata da un clima troppo mite per il periodo.