Dedichiamo anche quest’oggi una finestra sul lungo e lunghissimo termine, per cercare di capire se le ultime evoluzioni proposte del modello GFS rispecchiano in qualche modo scenari almeno in parte verosimili. Va detto che è già in corso un primo tentativo d’insediamento di una cellula d’alta pressione fra parte della Russia e la Penisola Scandinava. Non si tratta ancora del vero anticiclone termico russo, quello chiamato “Orso” dai meteappassionati che bazzicano sul web e che è diventato sempre più latitante nell’ultimo ventennio.
Tuttavia, questa formazione anticiclonica continentale proverà a contrapporsi al flusso perturbato e mite atlantico, creando per i presupposti per un progressivo raffreddamento sul territorio russo, punto basilare di partenza per poter poi sperare di ricavarne dei contraccolpi significativi anche sull’Europa. D’altronde, attualmente sulla Russia le temperature sono notevolmente sopra la media ed il grande freddo è arroccato sulle steppe siberiane.
La presunta drastica svolta di cui andiamo parlando da qualche giorno si realizzerebbe attraverso una stretta alleanza fra l’alta pressione russo-scandinava in fase di termicizzazione ed un vasto anticiclone polare. In questo modo, si andrebbe ulteriormente ad affievolire l’attività dei vortici di bassa pressione ad alte latitudini e questo è uno scenario confermato dall’indice AO (Artic Oscillation), previsto in crollo e quindi assai favorevole ad un indebolimento del Vortice Polare. Un elemento in parte contraddittorio è rappresentato dall’assenza recente di un riscaldamento dei livelli stratosferici in sede polare, che poteva essere un segnale premonitore della genesi di un forte anticiclone di blocco a tali latitudini.
Prendendo dunque atto delle emissioni GFS sul lunghissimo termine (mappa in alto focalizzata sul 17 Dicembre), un vastissimo anticiclone scandinavo-polare-siberiano andrebbe a convogliare un nucleo d’aria gelida, che tenderebbe a muoversi in moto retrogrado verso il Vecchio Continente, proprio per il momento della fortissima struttura d’alta pressione. Si tratterebbe di un’evoluzione da sogno per i tanti freddofili e nivofili, in quanto nello specifico il gelo riuscirebbe a traboccare addirittura fin verso l’Italia.
Per il momento ci si può limitare a dire che, viste le considerazioni precedenti, non si tratta di una tendenza così impossibile a livello perlomeno configurativo. Tanta acqua deve passare sotto i ponti naturalmente e, finchè non si avrà una controprova da parte del modello ECMWF (le cui proiezioni non si spingono ad oltre 10 giorni), si può solo rimanere ad ammirare estasiati (col giusto distacco) le tendenze attualmente evidenziate dal modello americano di un presunto ritorno del gelo d’altri tempi, ben consci della difficile realizzazione e degli umorali cambi continui di tendenza che caratterizzano i calcoli numerico-previsionali, da non osservare strettamente nelle sole singole emissioni, specie in riferimento ad un’evoluzione a così lunga gittata.