Gli ultimi giorni hanno segnato un cambio di passo innegabile. Le temperature sono calate, bruscamente, soprattutto al Centro Nord. Il vortice ciclonico balcanico, sviluppatosi a seguito di un’irruzione artica precoce, ha proseguito nella sua azione destabilizzante facilitando – tra l’altro – l’arrivo delle prime nevicate su Alpi e Appennino.
Ma siamo a ottobre e pensare a una prosecuzione del freddo è utopistico. Questo è il periodo delle perturbazioni atlantiche e talvolta dei rigurgiti caldi. Ed è ciò che sta avvenendo. A ridosso dell’Europa occidentale si staglia un Vortice Depressionario che si appresta a scagliarci addosso correnti meridionali estremamente miti. Anzi, diciamo persino calde.
Le ENS GFS (i cosiddetti “spaghetti”) fotografano chiaramente l’altalena termica. Abbiamo scelto di presentarvi quelli di Roma, ma diciamo che ben si adattano alla gran parte del Paese. Ovviamente balza subito all’occhio l’imponente rialzo termico, con valori alla quota di riferimento 850 hPa (1500 metri circa) di 16-17°C. Significa che al suolo ne avremo molti di più e localmente si potrebbero sfiorare massime di 30°C. L’anomalia termica positiva dovrebbe accompagnarci sino al 18-19 ottobre (una settimana circa), dopodiché si osserva un rientra nelle medie stagionali.
Probabilmente avremo a che fare con altre perturbazioni atlantiche, tant’è che dopo la crisi perturbata imminente si potrebbe realizzare un altro peggioramento in concomitanza del graduale calo delle temperature. Insomma, è autunno.