Ed invece l’inverno vero, quello che tutti immaginiamo rigido ed inclemente, sta mostrando i propri artigli in altre località del mondo, quasi a dimostrare un disinteresse per l’Europa, nel particolare le aree occidentali e mediterranee.
L’avvezione fredda in atto in Italia tenta di riportare un’aria più frizzante sulle nostre regioni ma, dopo giorni di anticiclone e temperature miti, giunti quasi alla seconda decade di Febbraio, non possiamo accontentarci di questa blanda evoluzione barica.
L’inverno sta giungendo al termine; è bene ricordare che dal punto di vista delle dinamiche atmosferiche esso inizia il 1° Dicembre e culmina il 1° Marzo, giorno in cui si apre la stagione dell’instabilità primaverile. Questo è il punto di vista scientifico che scagliona le stagioni tramite una indagine che nulla a che vedere con solstizi ed equinozi, per quanto anch’essi posseggano una valenza. Difatti la nostra memoria storica ci ricorda che l’inverno è capace di scagliare gelide frecce dal suo arco, anche a Marzo inoltrato ed addirittura ad Aprile.
Cosa sperare per il proseguo?
L’attuale situazione è di difficile interpretazione per chi osserva ed elabora i modelli ed i dati.
L’Inverno sembra provare una chiusura senza colpo ferire ed ovviamente, seguendo l’istinto di ogni appassionato della materia, si va alla ricerca di latenti segnali positivi, indici ermetici di una ventura azione fredda sul Mediterraneo.
Invece, siccome il previsore deve, a mio avviso, essere sempre oggettivo, ponderato e disilluso, bisogna soffermare lo sguardo e la mente sui tanti index negativi che i migliori centri di calcono propongono.
Inoltre, non in ultima istanza, i vari run (Run = aggiornamenti dei modelli) di ECMWF, GFS, UKMO ed altri hanno evidenziato, quasi avessero un cuore speranzoso, una tendenza nel prevedere azioni fredde a lungo raggio puntualmente revisionate nell’aggiornamento successivo.
Si sa che oltre le 100/120 ore l’attendibilità di un modello decresce rapidamente mentre entro questo range sale esponenzialmente; difatti le azioni anticicloniche o le blande saccature sono rientrate nel bersaglio previsionale del breve-medio termine, lasciando alla tendenza del long-range l’ormai denominabile “chimera fredda”.
In questo contesto , quasi fosse una sconfitta, non posso che appurare le scarse possibilità di una avvezione polare intensa che, seppur per qualche giorno, riporti l’Italia sotto una condizione climatica confacente al periodo, con nuova importante neve in montagna.
Le ragioni principali, illustrate nei vari editoriali, sono da ricercare nel pattern creatosi in conseguenza della Nina strong che, con le fluttuazioni delle SST oceaniche, ha provocato una serie di reazioni a catena, non ultimo il “beccheggio” della MJO che non è riuscita ad assestarsi in fase 3.
In primis, tra gli effetti direttamente collegati all’ENSO-, c’è l’ondulazione sub-tropicale che non ha mai intrapreso un iter propositivo per il comparto europeo.
Ciò è addirittura “strano” poiché tra le dinamiche di una Nina intensa vi è quella di suffragare un rallentamento della corrente del getto, anche se successivo di uno status iper-dinamico negativo; anche questo risvolto è da attribuire alle vicissitudini inter-tropicale ed alla MJO.
Se andiamo ad osservare le anomalie zonali in Oceano Indiano notiamo che rispetto a Dicembre (quando vi fu l’irruzione fredda) i venti non si sono disposti con le giuste tempistiche e con la dovuta intensità in “westerly to easterly”.
Ma come non evidenziare, parlando sempre di SST, la condizione europea?
AMO+ , EA+ ed AO+ ed, in ultimo, pattern EA+/WR+ come avrebbero potuto, sino ad oggi, favorire una risalita alto-pressoria o, se vogliamo essere concreti, una azione di blocking in atlantico ben eretta ed alimentata?
Ovviamente per avere una AO+ intensa il Vortice polare sarà attivo e vigoroso e così è stato.
Con questa inclemente disposizione non è stato e non sarà facile l’azione meridiana di un nucleo polare.
Decretiamo l’inverno 2007-2008 concluso?
Beh, per quanto concerne i dati e le statistiche direi grosso modo di sì, poiché non sarà un improbabile episodio invernale a ripartire equamente l’andamento di un trimestre.
Ciò non toglie che arrivati quasi al 10 di Febbraio molti si chiedano se sarà ancora possibile una fugace apparizione della neve a quote basse, un ritorno (se mai ci fosse stato un vero arrivo, eccezion fatta per Dicembre al centro-sud e per inizio Gennaio al nord-ovest) di sensazioni ormai sopite dagli precoci tepori “bucolici”.
Osservando la MJO si nota come la fase 4 abbia mantenuto una magnitudo debole, seguendo grosso modo l’iter sino ad oggi intrapreso.
Le future fasi, 5-6-7, potrebbero prevedere un debole aumento magnitudo, mantenendosi comunque al di sotto di un indice di forte attività; in questo contesto è prevedibile nell’area indo-pacifica uno spostamento delle piogge (rainfall) verso est, con possibilità di condizioni di heavy rainfall presso l’Australia.
Se la MJO manterrà un certo assetto è prevedibile un contesto piovoso tra Hawaii e coste americane pacifiche, quasi a ricordare il moto del fenomeno meteorologico denominato “Pineapple Express”, anche se quest’ultimo è ben più fattibile in episodi di Nino e certamente diverso per caratura.
Il risultato potrebbe essere uno spostamento dell’Hp Hawaiano formatosi nel contesto Nina ed un consequenziale rallentamento del getto sub-tropicale vista l’ondulazione che questa fenomenologia può imprimere al jet stream polare.
Converrete che la situazione è molto ingarbugliata; vogliamo lasciare qualche speranza poiché i modelli e gli indici ci concedono ancora delle evoluzioni di tipo freddo.