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Risveglio dei temporali in primavera: quali i fattori scatenanti?

di Mauro Meloni
07 Apr 2012 - 16:37
in Senza categoria
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Tipi di scariche elettriche: quasi tutte rientrano fra le categorie nube-nube o nube-suolo.
COS’E’ IL TEMPORALE? – Si tratta di un particolare fenomeno meteorologico che interessa la porzione della troposfera (parte più bassa dell’atmosfera, che include all’incirca i primi 10000 metri d’altezza dal suolo), allorquando si verificano determinate condizioni. Si può infatti differenziare il concetto di troposfera stabile da quello di troposfera instabile: nel primo caso l’aria è stratificata in maniera tale da distribuire quella più densa nei bassi strati e quella più leggera alle quote maggiori (moto delle correnti prevalentemente orizzontale), mentre al contrario, nel secondo caso, i moti verticali dell’aria diventano molto più vigorosi, stimolando la cosiddetta “convezione temporalesca”.

PRESUPPOSTI PER I MOTI VERTICALI – Quando allora vengono stimolati i moti verticali alla base dell’attività temporalesca? Principalmente, alle medie latitudini, l’instabilità troposferica diviene particolarmente accentuata quando abbiamo l’azione combinata di un forte riscaldamento solare del terreno (suolo) con associate notevoli quantità di vapore acqueo nei bassi strati. In queste condizioni, correnti d’aria ascendenti iniziano infatti a trasportare l’aria più tiepida (leggera) dalla bassa troposfera verso l’alto: l’aria in risalita si espande per via della diminuzione della pressione atmosferica (si perde circa 1 hPa ogni 7-8 metri d’altezza), si raffredda fino a giungere al livello di condensazione del vapore in goccioline d’acqua, alla base della formazione delle nubi che poi degenerano in precipitazione. Nel passaggio di stato da vapore a liquido avviene la liberazione del cosiddetto “calore latente”, il quale è un importante processo termodinamico che costituisce a tutti gli effetti l’energia a disposizione del temporale.

IL RE DEI TEMPORALI – Un temporale si scatena quando vi è la presenza di un particolare tipo di nube, il famoso cumulonembo (esattamente come quello dell’immagine), la cui genesi dipende da diversi fattori. Anzitutto, è necessaria molta energia e quella di cui si alimenta il temporale è derivante dalla presenza di un elevato tasso d’umidità (vapore acqueo) nei primi 1000 metri d’altezza dal suolo. Ricordiamo che molto vapore acqueo nei bassi strati si può avere solo in presenza di temperature elevate e questo accade poiché la quantità di vapore acqueo, contenuto in un certo volume d’aria a parità di umidità relativa, cresce in maniera proporzionale all’aumento della temperatura. Per semplificare il discorso, poniamo di avere il 50% d’umidità relativa rispettivamente con una temperatura al suolo di 10 gradi e con una temperatura al suolo di 30 gradi: nel primo caso, il volume d’aria è in grado di contenere circa 4 gradi di vapore acqueo per metro cubo, mentre nel secondo caso l’umidità contenuta arriva a ben 15 grammi per metro cubo.

MECCANISMO DELLE CARICHE ELETTRICHE – Un altro fattore che concorre alla formazione del temporale è legato alla presenza d’aria molto fredda nella media troposfera (dai 3000 metri d’altezza), la quale stimola ulteriormente la salita della massa d’aria carica d’energia che risiede in vicinanza del suolo, consentendo così la condensazione del vapore acqueo e la conseguente “liberazione” dell’energia in esso contenuta. All’interno della nube temporalesca, la formazione di gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio, assieme ai forti venti, inducono la separazione delle cariche elettriche presenti nell’aria: alla base della nube si concentrano le cariche negative, mentre al suolo e alla sommità della nube si concentrano le cariche positive. Quando l’eccesso di cariche genera un campo elettrico talmente forte da ionizzare l’aria, allora si hanno delle scariche d’elettricità, che noi comunemente chiamiamo fulmini.

RISCALDAMENTO SOLARE – Fatte queste doverose premesse, appare già piuttosto intuitivo comprendere i motivi per i quali la stagione dei temporali inizia in primavera sulle regioni del Nord Italia ed in genere sull’Europa Continentale. Nei mesi invernali il soleggiamento non è invece capace di scaldare abbastanza a sufficienza il terreno ed i bassi strati atmosferici, per dar luogo ai forti moti verticali necessari per la costruzione dei temporali. Non a caso, dalle nostre parti in Inverno i temporali si formano più facilmente soprattutto sopra il mare o sulle coste, sfruttando la maggiore capacità termica del mare, che si raffredda più lentamente e mantiene più a lungo il calore immagazzinato durante la stagione calda.

STAGIONE DEI TEMPORALI PARTITA A RAZZO – Entrando brevemente nell’analisi dell’ultimo periodo, l’esordio dei temporali è avvenuto già nel corso dell’ultima decade di Marzo, in linea con il periodo, anche se si è trattato di un escalation notevole per l’inizio della primavera. Questi eventi temporaleschi sono stati preceduti da un forte riscaldamento climatico che ha visto realizzarsi un’anomalia termica dei bassi strati dovuto alla persistente azione di un campo anticiclonico. Non appena è giunta aria con caratteristiche più fredde, il contrasto ha favorito il repentino sollevamento delle masse d’aria umide e temperate dai bassi strati verso l’alto, con la conseguente formazioni dei temporali.

TEMPORALI DI CALORE E NON SOLO – In conclusione, nel semestre caldo grazie al forte riscaldamento dei bassi strati atmosferici, l’instabilità dell’aria è più frequente rispetto ai mesi freddi: di conseguenza alle medie latitudini i temporali sono prevalentemente un fenomeno estivo e pomeridiano. Come precisazione finale, ricordiamo tuttavia che una gran parte dei temporali che agiscono nel semestre caldo rientrano all’interno della categoria dei temporali di calore, ma esistono anche i temporali orografici e quelli cosiddetti frontali, cioè legati all’irruzione di un fronte perturbato.

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