L’estate 2019, con il suo meteo talvolta troppo caldo, continua a dare conseguenze nefaste per le Alpi. Stavolta è il turno del Monte Bianco, dove rimane in bilico una massa di 250.000 metri cubi di ghiaccio e roccia, che si muove alla velocità di 50-60 centimetri al giorno (valore elevatissimo per un ghiacciaio) lungo il versante italiano del massiccio: una parte del ghiaccio Planpincieux, sulle Grandes Jorasses, ha subito importanti perdite glaciometriche in estate e, nonostante i calori non esagerati degli ultimi tempi, il versante è fortemente instabile.
Tali infausti fenomeni testimoniano, ancora una volta e qualora ce ne fosse ancora bisogno, come la montagna subisca molto l’estremizzazione meteo climatica ed è particolarmente vulnerabile, poiché risente dei cambiamenti climatici ben di più delle pianure (non a caso le Alpi sono un cosiddetto “Hot-Spot climatico“, cioè un’area a forte rischio mutamento climatico irreversibile).
L’allarme è stato lanciato dalle strutture tecniche della Regione Valle d’Aosta e dalla Fondazione Montagna Sicura: per precauzione, strade chiuse e case evacuate in una frazione di Courmayeur.
Resta comunque drammatica la situazione dei ghiacciai, non solo in Italia ma in tutto il mondo, fenomeno che evidenzia un possibile rischio idrico in futuro.
Sussistono timori anche sulla sopravvivenza del ghiacciaio del Lys, sempre in Valle d’Aosta, stavolta sul massiccio del Monte Rosa: i due giganti italiani potrebbero avere una forte riduzione dello spessore di ghiaccio nei prossimi decenni, mentre quelli più piccoli e relativamente a bassa quota (2500-3500 metri) potrebbero addirittura scomparire tra non molti anni.