La stagione 2017 degli uragani nord atlantici ha messo a segno diversi record: l’ACE ha raggiunto un valore di 175, i giorni di tempesta tropicale sono stati 53.5, i giorni d’urgano 34.5 e dei grandi uragani 18. Ciò detto molti studiosi si stanno chiedendo se l’ipotetica relazione tra il cambiamento climatico – il riscaldamento globale – gli uragani ha ragione d’esistere. È vero che con l’innalzamento della temperatura globale causerà un aumento della frequenza e dell’intensità dei cicloni atlantici?
Prima di tutto è importante sottolineare che eventuali paragoni prima del 1966 non stanno in piedi: all’epoca non c’erano le rilevazioni satellitari e non era possibile registrare i piccoli cicloni tropicali. Questo, ovviamente, è un elemento di cui tener conto nell’affrontare paragoni col passato. Altra considerazione importante: a livello globale e negli ultimi 50 anni non c’è stato un incremento significativo nella frequenza e nel numero di tempeste e/o uragani tropicali.
Nell’Atlantico, invece, l’attività sembra in aumento. I meccanismi precursori della ciclogenesi tropicale sono noti, è vero, ma a detto degli esperti ci sono ancora alcuni elementi non identificati. La teoria dice che le acque calde e il basso wind shear verticale sono due punti imprescindibili, ma in alcuni casi i cicloni tropicali si formano senza seguire queste regole (alcuni esempio l’uragano Vince, 2005, la tempesta tropicale Grazia, 2009, l’uragano Alex, 2016).
In breve, l’attività dei cicloni tropicali dipende da molti fattori o ingredienti che devono miscelarsi in modo adeguato. Ciò rende molto complesso stabilire correlazioni tra il riscaldamento globale e i cicloni tropicali. L’ente americano del NOAA sta eseguendo una ricerca molto interessante, ma non si è ancora giunti alla conclusione definitiva. Si può però dire che al momento l’ipotesi più probabile sembra contemplare non tanto un maggior numero di uragani (totale), ma la crescita dell’intensità dei cicloni tropicali e quindi la frequenza dei super uragani.