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Quando le scie degli aerei provocarono la pioggia

di Renato R. Colucci
28 Set 2005 - 15:08
in Senza categoria
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Carta con la rotta seguita dalla formazione di aerei B-24 alleati sull'Istria. La mappa utilizzata è tratta dal sito web www.istra.com e poi elaborata da Renato R. Colucci. Clickare sull'immagine per ingrandirla.
In un’epoca in cui termini come “global warming”, “green house effects” o “climate change” non erano ancora stati inventati, Fabio Forti, allora adolescente ma già uomo, fu involontario testimone di un evento meteorologico formidabile. Migliaia di aerei alleati oscurarono il cielo a causa dei fumi delle emissioni dei loro quadrimotori riuscendo addirittura a far piovere. Le sue parole, che troverete di seguito a questa mia breve introduzione, tradiscono l’emozione ed il ricordo di un’epoca in cui non ci si lamentava di nulla, ma si traeva il lato positivo da ogni cosa. Chi è Fabio Forti, che per anni collaborò e lavorò assieme a Silvio Polli dell’Istituto Talassografico di Trieste e che assieme a Tullio Tommasini, alla fine degli anni ’60, installò la stazione meteorologica di Borgo Grotta Gigante sarebbe troppo lungo da spiegare. Vi dirò solamente che la sua vita è trascorsa e continua ad esprimersi condita da una passione indomita nell’amare la montagna, il Carso, la Geologia, il clima e la natura e cercare di comprenderne i segreti. Fabio Forti sarà presente al Convegno di Meteorologia organizzato dall’UMFVG (www.umfvg.org) che si terrà il 16 ottobre 2005 a Trieste.
Lo ringrazio personalmente di questa testimonianza e vi lascio al suo racconto.

…”Il 16 e 17 settembre 1944 le Classi 1927 e 1928 (16 e 17 anni) furono ordinate dal Supremo Commissario per il Litorale Adriatico, al lavoro obbligatorio di guerra. Partirono dalla Stazione Centrale di Trieste con destinazione rispettivamente Piedimonte del Taiano e Ruccavazzo, vicino a Pattuglie. Il sottoscritto fu aggregato al Lager Berta – Wirt West, agli ordini del Sondernauftrag Poell, ossia sotto al comando delle SS.

Si doveva costruire lungo la Karststrasse (Trieste – Fiume) una seconda linea di difesa (contenimento) antisbarco alleato, poiché il comando tedesco supponeva tale possibilità, dopo lo sbarco in Normandia. Si lavorava 12 ore al giorno con un pezzo di pane ed un unico piatto di minestra, in condizioni difficili di vestiario, di sistemazione, di mitragliamenti continui di aerei alleati, di bastonate dei tedeschi, di fame, di sporcizia, di umiliazioni continue, non tanto di paura perché aver paura era un lusso che nemmeno ci competeva!

Arrivò così il novembre 1944, sempre più freddo, umido e soprattutto piovoso. Lavorare lassù su quei monti carsici era una continua sofferenza, i vestiti erano ridotti a brandelli, le scarpe ormai quasi inesistenti, per molti il tormento della fame era insopportabile. Eppure si continuava a ridere e scherzare quando si era lontani dalla vista dei guardiani tedeschi. Nelle sempre più rare giornate di sereno si concentravano le formazioni di aerei alleati che andavano a bombardare la Germania e provenienti dalle basi italiane di Foggia. In una mattinata particolarmente luminosa, guardando verso Sud dall’alto delle postazioni sopra al villaggio di Criva, presso il quale il nostro “Gruppe sechs” operava, si vedeva in Quarnero l’Isola di Cherso sulla sinistra e sulla destra la costa orientale istriana con i versanti a mare del Monte Maggiore. Improvvisamente sull’orizzonte si sollevò verticalmente una colonna di nubi bianche, non si capiva bene cosa fosse. Dopo un po’ un rombo lontano, simile ad un continuo temporale, e tanti puntini neri proprio sulla sommità della nuvola bianca indicò che era una moltitudine di aerei in avvicinamento. Ben presto la prima squadriglia si presentò sulla verticale e noi giovani incuriositi cominciammo a contare glia aerei. Era piuttosto facile, volavano in formazione “a rombo” in gruppi di 70 quadrimotori. Furono contati circa 2000 oltre 500 caccia di scorta e ci volle più di un’ora perché tutti questi aerei passassero oltre. La nube bianca non era altro che la somma delle scie di condensa che ciascun aereo lasciava dietro di se. Alla fine di un tale grandioso passaggio, il cielo si era completamente coperto di nubi e subito dopo iniziò anche a piovere. Due ore dopo le squadriglie fecero ritorno ma noi non potevamo vederli, il cielo era diventato cupo per una nuvolaglia uniforme che aveva completamente ricoperto tutto il cielo dell’Istria e della Cicceria”…

Fabio Forti
Reduce civile dalla deportazione

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