L’anticiclone, che fino al week-end proteggeva almeno in parte il Mediterraneo, si è dissolto, cedendo rapidamente il passo all’influenza di una vasta area ciclonica d’origine atlantica. L’abbassamento di latitudine di un profondo vortice, capace di raggiungere valori persino al di sotto dei 960 hPa nei pressi dell’Irlanda, ha convogliato una tempesta di vento molto violento che sta ancora al momento spazzando le coste atlantiche del Golfo di Biscaglia, ma anche il Canale della Manica e parte della Gran Bretagna.
La traccia lasciata dal sistema perturbato è ben tangibile su tutta Europa, con la corsa ormai inarrestabile di diversi ammassi nuvolosi più o meno consistenti. Aria fredda in quota viene catturata sul bordo occidentale del minimo barico (posto in prossimità dell’Irlanda), come si può apprezzare da quel fiume di nubi irregolari e a forma tondeggiante.
Masse d’aria più umide e temperate vengono invece richiamate dalle latitudini sub-tropicali verso i settori orientali del Mediterraneo e dell’Europa. Solamente la Penisola Scandinava appare fuori dall’influenza perturbata, ma al tempo stesso risente di una circolazione d’aria artica relativamente freddo con un clima decisamente invernale. L’influenza artica ha invece abbandonato il resto d’Europa in questo primo scorcio di novembre.
L’Italia si trova un po’ nel mezzo fra l’aria relativamente fredda in quota d’origine nord-atlantica e le masse d’aria più tiepide d’origine sub-tropicale, ancora una volta il crocevia ideale per condizioni di maltempo anche considerevoli. Le maggiori precipitazioni odierne hanno investito le zone tirreniche con forti rovesci maggiormente intensi sulla Campania (area del salernitano), ma qualche focolaio temporalesco un po’ fuori stagione con grandine associata ha colpito persino la Lombardia. Accumuli di pioggia notevoli non sono poi mancati nemmeno sull’Alta Toscana e sulle Prealpi Friulane, zone molto esposte al flusso sud/occidentale. Qualche sprazzo di sereno si è invece avuto al Sud e ben poche precipitazioni hanno potuto sfondare sui versanti adriatici, grazie alla protezione della barriera appenninica.
L’intensità dei fenomeni e l’inserimento d’aria fredda in quota hanno consentito cadute di neve fino a quote vicine ai 1000 metri su alcune aree alpine centro-occidentali, mentre il limite della neve è rimasto su livelli superiori sul comparto alpino orientale, ma anche sui settori montuosi dell’Appennino Settentrionale.