Classica configurazione invernale:
ciò che sta accadendo ultimamente rientra a pieno titolo nella normalità dell’inverno mediterraneo. Le incursioni artiche, alle nostre latitudini, risultano statisticamente più probabili. Il loro svolgimento, sovente, contempla dapprima un coinvolgimento delle regioni centro meridionali e insulari, successivamente l’interessamento del settentrione a seguito della riapertura della porta atlantica. Evoluzione ampiamente confermata, archiviata l’azione meridiana della saccatura artica, il riaffacciarsi dell’Atlantico sta generando le abbondanti nevicate al nord e in varie zone del Centro Italia.
Prima decade di febbraio più fredda del normale:
rispetto alla media trentennale di riferimento (’61/’90), i primi 10 giorni di febbraio sono stati più freddi. La giornata di ieri è stata addirittura la più fredda dell’inverno, con una media nazionale pari a +1.9°C. Notevole la differenza rispetto al 2012, quando a febbraio si registrò la giornata più fredda con una media di -0.5°C. Inutile rammentare la differente origine dell’irruzione: l’anno scorso arrivò il gelo siberiano, quest anno – per ora – ci si deve accontentare del freddo artico.
Lenta evoluzione ciclonica:
l’assalto perturbato nord atlantico, che tra l’altro ha generato un inusuale vigoroso fronte temporalesco, andrà a rifocillare la “vecchia” depressione artica. Si scaverà un minimo di pressione che evolverà lentamente in direzione dell’Egeo, apportando ulteriori precipitazioni in un quadro termico tutto sommato invernale. Ciò significa che le nostre montagne riceveranno ulteriori, significativi apporti nevosi e localmente si potrebbero rivedere delle spruzzate di neve a quote collinari.
Il blocco atlantico:
da giorni osserviamo e cerchiamo di carpire quale sarà la sorte del blocco atlantico. Rammentiamo che la realizzazione dell’irruzione artica è stata determinata dalla notevole spinta dinamica dell’Alta delle Azzorre verso nord. Il fronte proveniente dal nord atlantico, sfociato da un temporaneo rinvigorimento del Vortice Canadese, ne ha provocato un temporaneo schiacciamento. Ma che accadrà poi? Riuscirà l’Anticiclone a ripristinare lo sbarramento contro il flusso zonale? Da qui si dipanano le diverse soluzioni modellistiche.
L’ipotesi Europea:
l’Europeo ECMWF va per la sua strada, proponendo il congiungimento tra l’Alta delle Azzorre e l’Anticiclone Russo. Ingerenze d’aria fredda continentale potrebbero affacciarsi fin dal prossimo weekend, a cominciare dalle regioni del versante adriatico. Va detto che alcune emissioni del modello in oggetto disegnavano l’ingresso di un nucleo gelido, con marcate ripercussioni invernali su gran parte del Paese.
L’ipotesi Americana:
Il modello GFS – rammentiamo le 4 corse giornaliere contro le 2 dell’europeo – vede un Atlantico più vigoroso, con conseguente spostamento del blocco anticiclonico ad est. Questa l’ipotesi prevalente, ma va detto che anche in questo caso alcune emissioni sembravano più propense ad una evoluzione stile ECMWF. Chi la spunterà? Probabile una via di mezzo, ovvero ingerenze d’aria fredda continentale ad est e maggiore influenza anticiclonica ad ovest. Ma nulla toglie che possa prevalere l’una o l’altro opzione.
Focus: evoluzione sino al 24 febbraio 2013
La prima parte della settimana sarà caratterizzata da condizioni di tempo instabile su gran parte d’Italia. Le temperature, dopo il rialzo odierno, riprenderanno a diminuire. La quota neve si riproporrà localmente al di sotto dei 1000 metri, senza escludere sconfinamenti a quote inferiori nelle regioni del medio versante adriatico e in particolare tra Marche e Abruzzo. Un graduale miglioramento interesserà il nordovest, successivamente in estensione al nordest, alle centrali tirreniche e alla Sardegna. Sul finire della settimana l’estensione, temporanea, di una propaggine anticiclonica propagherà le schiarite nel resto del paese.
A partire da domenica potrebbero affluire correnti più fredde da est, dai Balcani, il ché andrebbe a rinnovare un quadro climatico decisamente invernale. Rammentiamo che l’aria continentale si differenzia da quella artica perché più pesante e stratificata al suolo. Ciò significa che anche in assenza di precipitazioni, il freddo lo si sente egualmente. V’è da capire se l’afflusso avverrà in un contesto di tempo stabile o se ci sarà la possibilità di inserimento di vortici ciclonici.
Evoluzione sino al 01 marzo 2013
Le nostre valutazioni ci spingono a ritenere probabili ulteriori recrudescenze invernali – forse a componente artico/continentale – entro la fine del mese.
In conclusione.
Come accadde lo scorso anno, febbraio conferma la sua nomea di mese prettamente invernale. Spesso anche più di gennaio. Insomma, la primavera può attendere.