Tra la sera di martedì 6 e mercoledì 7 marzo, un profondo ciclone extratropicale in spostamento lungo il margine settentrionale dell’anticiclone delle Azzorre, attestato con i suoi massimi tra le omonime isole e la penisola Iberica, si è approfondito nei pressi delle coste della Groenlandia sudorientale, diventando una spettacolare “depressione-uragano”, con un gigantesco ricciolo nuvoloso ciclonico che ha solcato tutto l’Atlantico settentrionale, raggiungendo le coste centro-meridionali norvegesi e le isole Britanniche, propagandosi al Mare del Nord e a Danimarca, Olanda, Belgio, Francia, lambendo anche il nord della Spagna, fra il golfo di Biscaglia e i Pirenei. Il ciclone ha toccato nella prima mattinata di mercoledì 7 marzo un minimo assoluto di 943 hpa, ma anche sulla terraferma diverse stazioni groenlandesi sono scese sotto i 960 hpa.
Muovendosi verso nord-est, il ciclone si è approfondito grazie all’interazione fra il Jet Stream sub-tropicale, risalente direttamente dall’area caraibica, e il getto polare, in discesa dall’artico canadese. Importante per il suo rinvigorimento è stata anche la presenza di un blocco di aria gelida di origine artica, che dai Territori del Nord-ovest (Artico canadese) e dalla Baia di Baffin si è portata sullo Stretto di Davis, grazie anche alla presenza di una cellula anticiclonica fra la Baia di Hudson e lo Stretto di Davis, invadendo anche il settore ovest del plateau ghiacciato groenlandese, con isoterme sui -25°C a 850 hpa, che hanno determinato temperature molto basse (a Nuuk termometro costantemente sotto i -20°C nella giornata del 7 marzo, -21,4°C la minima, -10,6°/-4,8°C le medie di marzo), con nevicate deboli che hanno però assunto, a causa dei forti venti, carattere di bufera sulle coste meridionali groenlandesi.
Come detto, la mattina di mercoledì 7 marzo il profondo minimo barico è sceso fino a 943 hpa, posizionato sullo stretto di Danimarca, tra l’Islanda e il settore della Groenlandia orientale denominato Terra di Re Cristiano IX. Il gradiente barico tra la profonda depressione e, più a sud, il robusto promontorio anticiclonico con massimi oltre i 1035 hpa sul vicino Atlantico fra Azzorre e Portogallo, ha provocato l’insorgenza di venti molto violenti nel “corridoio” tra le due figure bariche, che hanno spazzato tutto il nord Atlantico e l’Islanda. Gli effetti del ciclone sono stati notevoli anche nel Regno Unito e in Norvegia, investite da un impetuoso richiamo meridionale mite, con forti venti da S e SSE ad anticipare l’avanzata del sistema frontale.
Impressionante il gradiente barico generatosi sulla Groenlandia meridionale. In quest’area, a ovest era presente un’alta pressione con massimi sui 1020 hpa, estesa dai Territori del Nord-ovest fino alla Baia di Baffin e allo stretto di Davis, mentre e est si avevano isobare molto strette, con valori inferiori a 960 hpa sulle coste. Il formidabile gradiente barico, con differenza di pressione di oltre 60 hpa fra le coste occidentali affacciate sullo Stretto di Davis e quelle orientali rivolte al nord Atlantico, ha generato venti catabatici violentissimi, tra ONO e NO, che dal plateau ghiacciato che copre tutto l’interno dell’isola sono scesi con raffiche con intensità di uragano, specie lungo le coste sud-orientali, da Ikermit fino a Capo Farvel e alle isole limitrofe. Lungo questo tratto costiero, all’uscita di alcuni fiordi, si sono probabilmente toccati, nelle raffiche, i 180-190 km/h. I venti violenti hanno sollevato turbini di neve, con intenso scaccianeve e drastica riduzione della visibilità. Fra le stazioni WMO della Groenlandia, la raffica massima è stata registrata a Prins Christian Sund, presso l’estrema punta meridionale, dove si sono toccati i 172 km/h da ovest. A Prins Christian Sund da notare anche i 117 mm di precipitazione nevosa tra le 18 GMT di lunedì 5 marzo e le 6 GMT di martedì 7. Raffiche da ONO fino a 141 km/h martedì 6 Marzo a Ikermit, mentre a Angisoq il vento da ONO ha superato i 132 km/h mercoledì e i 139, da NO, martedì.
Venti forti, fra NNE ed ENE, meno violenti che nella Groenlandia meridionale, hanno investito anche la parte centrale dell’altopiano ghiacciato e le coste orientali, tra la Terra di Re Cristiano IX e la Terra di Re Cristiano X. Pur non raggiungendo le intensità registrate in Groenlandia meridionale, i venti hanno raggiunto i 132 km/h a Daneborg e i 100 a Danmarkshavn.
Dove invece i venti si sono propagati con grande violenza, seguendo la curvatura delle isobare e sfruttando la mancanza di ostacoli orografici, è stato in pieno oceano, nel nord Atlantico, dove si sono probabilmente sfiorati i 200 km/h, come in un uragano di categoria 3. Le tempeste più violente hanno spazzato il tratto oceanico compreso fra la Groenlandia meridionale, le coste meridionali islandesi e il nord dell’Irlanda, risparmiando parzialmente l’Islanda e le isole Britanniche. In Islanda, nella notte fra martedì 6 e mercoledì 7, con il transito verso nord-est del profondo minimo, i venti tra SSO e OSO localmente, lungo le coste meridionali dell’isola, hanno superato i 100 km/h, con raffiche più intense sulle coste esposte. Anche qui diverse stazioni hanno visto i barometri scendere sotto i 960 hpa. La profonda circolazione depressionaria ha pilotato forti venti da SO anche sull’Irlanda (raffiche a 97 km/h a Mace Head, 94 a Malin Head, Belmullet e Roches Point) del Nord, sulle coste scozzesi (in particolare nei vari arcipelaghi, Ebridi, Shetland e Orcadi, 96 km/h a South Uist Range, 93 a Sule Skerry) e naturalmente sulle Highlands (Cairngorm 169 km/h, Aonach Mor 155, Cairnwell 124).
Nel Mar di Norvegia e sulle coste norvegesi, l’avanzata del ciclone extratropicale in spostamento verso nord-est è stata preceduta da un intenso richiamo mite, con impetuosi venti da S e SSE, che dal Mare del Nord sono risaliti verso il Mar di Norvegia, piegando più a nord da SE ed ESE, dirigendosi verso le coste orientali groenlandesi. I venti più tempestosi hanno spirato parallelamente ai fiordi della Norvegia centro-meridionale, da Bergen ad Alesund, raggiungendo comunque i 108 km/h a Svinoy Fyr e Slatteroy Fyr, mentre le raffiche più intense sono state registrate nelle piattaforme petrolifere, in mare aperto. Mercoledì, nella piattaforma di Gullfaks il forte vento da Sud ha raggiunto, nelle raffiche, i 138 km/h. Molto forti i venti sudoccidentali anche alle Far Oer, con raffiche fino a 117 km/h a Mykines e 106 ad Akraberg.
Le tempeste che hanno sferzato l’Atlantico settentrionale hanno generato onde alte fino a oltre 12 metri che si sono abbattute sulle coste dell’Islanda meridionale, le isole Far Oer, le coste nord-occidentali irlandesi e quelle occidentali scozzesi, in particolare quelle delle isole Ebridi, Shetland e Orcadi, flagellate da violente mareggiate, che ovviamente hanno reso proibitiva la navigazione marittima.