Nel 1959 Mario Pinna, uno dei maggiori climatologi italiani, faceva notare come l’espressione “polo del freddo”, attribuita a Verhojansk e Ojmjakon, fosse impropria. Vero è che le temperature raggiunte nelle due località siberiane sono le minime dell’inverno boreale ma, durante la stagione estiva, in Jakutia si toccano valori anche superiori ai 30 °C. Il polo del freddo boreale semmai, argomentava ancora Pinna, sta nel cuore dell’inlandsis groenlandese, dove le temperature medie annue scendono al di sotto dei -20 °C (Rivista geografica italiana, 1959/3).
Dall’inizio dei rilevamenti meteorologici nel Grande Antartide (1957) tuttavia, non possono più sussistere dubbi su dove sia ubicato il polo del freddo planetario: il Continente di ghiaccio registra infatti le temperature più basse della Terra, sia in senso assoluto che nella media di ogni mese dell’anno. Le temperature massime che si toccano durante l’estate australe sono un capitolo meno conosciuto rispetto a quello delle minime invernali ma, sotto un certo profilo, più impressionanti: danno infatti maggior significato a quella realtà di gelo perenne che connota l’Antartide.
Al Polo Sud, la base Amundsen-Scott raramente fa registrare temperature superiori ai -20 °C, e gli unici mesi in cui, di norma, si verificano, sono dicembre e gennaio, con l’eccezione del 1990 riportata in tabella:
19 novembre -19,5 °C
20 novembre -19,7 °C
22 novembre -19,6 °C
A partire dal 1957, la graduatoria delle dieci temperature massime giornaliere dovrebbe essere la seguente:
27 dicembre 1978 -13,6 °C
14 dicembre 1984 -14,0 °C
12 gennaio 1958 -14,4 °C
26 dicembre 1978 -14,4 °C
12 gennaio 2002 -14,8 °C
24 dicembre 1984 -15,7 °C
10 gennaio 1985 -15,8 °C
28 dicembre 1978 -16,0 °C
29 dicembre 1978 -17,5 °C
25 dicembre 1974 -17,7 °C
Il condizionale è d’obbligo, poiché l’archivio dell’Amrc è privo dei dati giornalieri del dicembre 1958; tuttavia, ponendo mente al fatto che la temperatura media di quel mese (-31,1 °C) è la seconda più bassa nella serie storica di dicembre (dopo il dicembre 1999, che fece registrare -32,3 °C), è poco probabile che, in quell’occasione, si siano avuti giorni con temperature massime così elevate. Va aggiunto inoltre che il 26 dicembre 1974, pur rimanendo fuori dalla top ten, segnò -17,7 °C: come il giorno precedente.
Per quanto riguarda Vostok, si è già fatto notare (www.meteogiornale.it/news/read.php?id=8519) come una più prolungata permanenza del sole sopra l’orizzonte (la prima alba si registra con un mese d’anticipo rispetto ad Amundsen-Scott) potrebbe spiegare il ridotto delta che connota le temperature medie dei due principali mesi estivi. Per quanto attiene le temperature giornaliere, va detto che sono di difficile reperimento: le pubblicazioni russe sono limitate e, a volte, destano qualche riserva circa la precisione. In ogni caso, la temperatura massima ufficialmente riconosciuta dal Camd è -13,6 °C, registrata il 5 gennaio 1974; lo State of antarctic environment tuttavia, per il gennaio 2002 riporta una temperatura massima di -12,2 °C (quarterly bulletin 2002/1: non è specificata la data).
Sul valore del 1974, sono interessanti le notazioni meteorologiche del Camd che riguardarono il fenomeno: preceduto, verso la fine del dicembre 1973, dalla generazione di una situazione di blocco, a livello di 500 hPa, al di sopra della Tasmania; la conseguenza fu lo sviluppo di una stabile attività ciclonica a sud dell’isola, con un trasferimento di masse d’aria calda lungo il bordo occidentale di queste basse pressioni; ciò, a sua volta, contribuì alla formazione di un vasto anticiclone di superficie nell’Antartide orientale, geograficamente ubicato nell’area della base Dumont d’Urville; la sua intensificazione, lentamente lo fece traslare verso Vostok; quando il centro dell’anticiclone venne a trovarsi a est della base, il trasferimento di masse d’aria caldo umida da nord, lungo il bordo occidentale, era più intenso, cosa che datte luogo alla temperatura record; poi, col passaggio dell’anticiclone su Vostok, si originarono venti meridionali con punte di velocità di 18-22 mps cosa che, nei due giorni successivi, provocò un forte abbassamento delle temperature. A corollario si può aggiungere che la temperatura media del gennaio 1974, ai livelli di 600 hPa (-26,3 °C), 500 hPa (-30,8 °C) e 300 hPa (-50,6 °C), è la più elevata dell’intera serie storica.
La formazione di queste situazioni di blocco nella troposfera antartica, spiega ancora il Camd, è più frequente nel settore dell’oceano Indiano australiano; ciò è collegato a una maggiore attività ciclonica rispetto alle altre regioni oceaniche, e la cosa presiede a quei processi di intenso scambio di masse d’aria fra la troposfera e la superficie dell’emisfero australe. Cosa che, se non avvenisse, fa congettturare che, nell’arco dei secoli, le temperature del plateau antartico si porterebbero in prossimità dello zero assoluto. Stante queste ingerenze oceaniche invece, quanto a temperature massime Amundsen-Scott è perlomeno pari a Vostok; se il valore ufficioso dello State of antarctic environment trovasse conferma, invece, il Polo Sud si prenderebbe la rivincita nella scala opposta dei valori estremi.
Per quanto concerne il vecchio sito di Dome C, presso cui sorgerà la base permanente italo francese Concordia, si rinvengono valori di -9,7 °C il 25 gennaio 1985, -10,8 °C il 9 dicembre 1980, -11,1 °C il 13 gennaio 1987 e -12,2 °C il 18 gennaio 1988: pari o superiori al -12,2 °C ufficioso di Vostok; qui inoltre, valori al di sopra dei -20 °C, nel 1994 sono stati registrati pure il 1º febbraio (-18,8 °C), il 26 novembre (-19,8 °C) e il 30 novembre (-13,4 °C). Occorre però ricordare l’avvertenza degli Antarctic Aws data books: in presenza di luce solare, le temperature dell’aria registrate dai sensori sono discutibili quando la velocità del vento è inferiore a 1 mps; nei due casi più eclatanti, il 25 gennaio 1985 la massima raffica arrivò a 1,9 mps, ma la media fu di 0,77 mps; il 9 dicembre 1980 invece, i valori del vento non sono stati registrati. Tuttavia, l’astrofisico Paolo G. Calisse, dell’Università del Nuovo Galles del Sud, unico italiano ad aver trascorso un’intera stagione invernale al Polo Sud, in una comunicazione personale sottolinea come l’andamento termico di Dome C resti un mistero, poiché la straordinaria calma di vento (atmosfera priva di turbolenze, luogo adatto per la prossima installazione d’un telescopio in Antartide) e la quota, lasciavano presumere valori più bassi, specie invernali, di quelli effettivamente riscontrati. A Dome C II, l’Aws che l’ha sostituita, il 25 dicembre 1997 si è registrata una temperatura massima di -14,4 °C; anche qui, la soglia dei -20 °C è stata superata il 27 novembre 1997 con -19,5 °C. Va però chiarito che i report successivi al 1998 non sono ancora stati pubblicati.
Per rendere più esaustivo il quadro sulle basi permanenti, si può aggiungere che a Plateau Station, secondo la ricerca sull’accumulo nevoso di Uwe Radok e Robert C. Lile, tra il 1º febbraio 1967 e il 31 gennaio 1968 la temperatura massima è stata di -23,6 °C, registrata in un giorno non precisato fra l’8 e l’11 dicembre (Antarctic research series, vol. 25, paper 2).
Alla luce di tutti questi dati, si può comunque dire che i -20 °C rappresentano una sorta di limite superiore nel cuore del Grande Antartide, che solo episodicamente viene scavalcato. A confermarlo, com’è sintetizzato in tabella, Amundsen-Scott vanta sequenze superiori ai mille giorni in cui la temperatura è sempre rimasta al di sotto:
18 dicembre 1960 – 21 dicembre 1963 1.099 giorni
30 gennaio 1967 – 7 gennaio 1971 1.439 giorni
4 gennaio 1986 – 3 gennaio 1990 1.461 giorni
14 gennaio 1993 – 8 gennaio 1996 1.090 giorni
22 gennaio 1999 – 4 gennaio 2002 1.079 giorni
In ordine temporale, l’ultima volta in cui, al Polo Sud, il termometro è salito oltre i -20 °C, è stato il 15 gennaio 2002 (-18,5 °C); l’attuale sequenza di 957 giorni (16 gennaio 2002 – 29 agosto 2004) dunque, è sicuramente destinata a prolungarsi oltre il migliaio: e sarà la sesta volta in 48 anni.
Non è, purtroppo, proponibile un’analoga indagine su Vostok, sia per i buchi d’archivio, sia per la già richiamata difficoltà a reperire i dati giornalieri. L’Università del Wisconsin, per gentilezza di Matthew A. Lazzara, ha messo a disposizione quelli in suo possesso: nel corso del 2003, prima del blocco dell’attività (23 febbraio), Vostok ha toccato la temperatura massima il 9 gennaio con -23,9 °C.
Un’ultima notazione riguarda Amundsen-Scott: l’anno in cui il termometro è rimasto più basso è stato il 2000, quando la massima, registrata il 22 gennaio, si è fermata a -24,0 °C; una soglia, quest’ultima, che ha resistito per 712 giorni (dal 5 febbraio 1999 al 16 gennaio 2001) e che è stata scalfita di un solo decimo di grado il 17 gennaio 2001 (-23,9 °C): un’inezia che ha impedito di arrivare a 1.005 giorni, ovvero al 7 novembre 2001, quando il termometro è risalito a -22,6 °C. In tempi di supposto riscaldamento globale, per gli scettici non è argomento da poco.