Un Vortice Polare Artico iperattivo, capace di spingersi con una saccatura in quota fin nel cuore del Mediterraneo occidentale e poi sul Nord Africa, facendo sentire la sua influenza su Spagna, Marocco e Algeria, con piogge sulle coste e nevicate a quote collinari nel loro entroterra, ha dato il via, a partire dal giorno della Vigilia di Natale, ad un periodo perturbato che sta ora volgendo al termine grazie alla rimonta dell’anticiclone atlantico.
Si diceva delle nevicate in Algeria, fino a quote collinari (700 metri circa) e temporali fin nel deserto tra i giorni 25 e 26 dicembre.
L’Italia in questa prima fase subiva l’influsso delle correnti meridionali e miti, risposta dell’affondo depressionario verso il Nord Africa. Su Messina per due giorni si scatenava una violenta tempesta di vento con raffiche oltre i 100 km/h; colpite dal forte vento anche alcune zone della Calabria, della Campania, del Lazio e dell’Umbria. Piogge, localmente intense interessavano le stesse regioni: tra i giorni 25 e 27 80 mm di pioggia cadevano su Pratica di Mare (vicino Roma), 83 su Napoli, 41 su Palermo.
Al nord, una moderata precedente irruzione di aria continentale, era riuscita a creare un modesto cuscino freddo e, nonostante temperature alle medie quote (1500 metri) non particolarmente basse, la neve faceva una fugace apparizione sulle pianure piemontesi, sull’alta Lombardia e nelle vallate dell’Alto-Adige; qualche fugace apparizione di fiocchi bianchi anche su Milano città. Neve in notevole quantità sulle zone collinari dell’alessandrino, fino a circa 30 cm tra Novi Ligure e Tortona. Pioggia gelata invece su Belluno e Feltre. Era neve anche sulle Alpi, generalmente sopra gli 800/1000 metri di quota. La neve cadeva abbondante soprattutto sul settore orientale della catena montuosa.
Esaurita la prima fase del maltempo, il giorno 28 un nuovo fronte proveniente da nord ovest, alimentato da aria fredda di origine artica marittima, ha scavato una depressione tra Mar Ligure e Mar delle Baleari, dando origine ad una circolazione ciclonica, continuamente alimentata da aria fredda in quota, che ha insistito, muovendosi verso sud-est, sull’area mediterranea per diversi giorni e che ancora oggi sta condizionando il tempo al centro-sud.
L’aria, fredda alle alte quote troposforiche (5000 metri), non eccessivamente a quelle medio basse, piuttosto secca ed instabile, ha dato origine a temporali marittimi sulle coste liguri e tirreniche.
Cadevano così circa 60 mm di pioggia in poche ore a Genova, circa 30 alla Spezia e 50 in Versilia, talvolta misti a grandine, con le montagne dell’Appennino ligure e le Alpi Apuane imbiancate da consistenti apporti di neve fresca.
Iniziava anche un secondo periodo perturbato per il centro-sud Italia, capace questa volta di portare diffuse nevicate anche a quote medie sui rilievi dell’Appennino ed in Sardegna.
Consistenti gli accumuli nevosi che hanno interessato, ribadiamo solo a quote già di montagna e localmente di alta collina, le regioni della Penisola. Tutto l’Appennino da quello tosco-emiliano, a quello laziale-abruzzese, fino a quello calabrese, e il massiccio del Gennargentu in Sardegna ne sono stati interessati.
A livello termico non abbiamo avuto giornate particolarmente fredde, ma generalmente in linea con le medie del periodo. Solo localmente, vuoi per l’effetto di inversioni termiche (nella primissima fase), vuoi per l’effetto di venti locali come la tramontana “scura” o il libeccio “freddo”, si è avuta la sensazione di un clima rigido. Solo in Sicilia vi è stata una fase, negli ultimi 3 giorni, che si può considerare moderatamente fredda, con temperature massime sulle coste attorno ai 10/12°C e a 1000 metri attorno agli 0°C.
Le giornate più fredde del mese di dicembre sono risultate però quelle antecedenti al periodo perturbato, precisamente quelle comprese tra i giorni 21 e 24, a causa di una modesta avvezione di aria continentale che ha interessato l’Italia, con valori che sono scesi fino a -16°C a Dobbiaco, a -9°C a Bolzano, a -5°C a Milano, a -4°C a Firenze e a -1°C a Napoli.
In conclusione d’articolo è doveroso ribadire la non eccezionalità, anzi l’assoluta normalità dell’evento occorso: periodi perturbati con consistenti nevicate in montagne e piogge sulle coste e le pianure, sono piuttosto frequenti in dicembre; per il gelo e il freddo “vero” ci sono a disposizione ancora gennaio e febbraio, talvolta marzo.