La notizia può sembrare di quelle “bomba” e fa un po’ sensazione che sia uscita dopo una fra le ondate di gelo più potenti degli ultimi decenni che abbia colpito l’Europa: in realtà il gelo di questo scorcio invernale non c’entra nulla con la possibilità che il nostro Pianeta si stia avviando verso una mini glaciazione, ipotesi suggestiva che smentirebbe tutte le tesi prevalenti di un crescente riscaldamento globale per i prossimi 100 anni! Il tema glaciazione stuzzica molto la curiosità in quanto, secondo gli studi portati avanti, tutto questo processo avrebbe inizio già nel 2014 e non chissà fra quanti secoli. Il picco di questa piccola glaciazione sarebbe previsto nel 2055, con un margine d’errore in eccesso o in difetto stimato attorno agli 11 anni.
A sostenere questo scenario così apparentemente inverosimile è un astrofisico di nazionalità russa, Habibullo Ismailovich Abdussamatov, che si occupa (in qualità di supervisore) del progetto Astrometria della sezione russa della Stazione Spaziale Internazionale. Inoltre è il capo del laboratorio di ricerca spaziale presso la San Pietroburgo Pulkovo Observatory della Accademia Russa delle Scienze. Va detto che questo ricercatore fa parte della cosiddetta categoria minoritaria degli scettici sul riscaldamento globale (coloro che negano il Global Warming Antropogenico): egli sostiene che i dati crescenti del riscaldamento globale negli ultimi decenni derivano non tanto dalla emissione di gas serra nell’atmosfera, ma quanto piuttosto da un livello insolitamente alto di radiazione solare cresciuta costantemente per quasi tutto lo scorso secolo.
La glaciazione a cui staremmo andando incontro sarebbe quindi causata dal comportamento del Sole: non è un mistero che il ciclo 24 che stiamo vivendo sia decisamente più debole rispetto ai precedenti. Questo calo dell’attività solare non sarebbe una semplice parentesi, in quanto vari studi (tra cui quello portato avanti dal fautore di questa possibile glaciazione) indicherebbero una serie di cicli undecennali del sole sempre più deboli, con un minimo d’attività atteso attorno al 2042. Non è possibile avvertire subito gli effetti di una diminuzione della radiazione solare, perché la Terra (e soprattutto gli Oceani che occupano la maggior parte della superficie) ha una sua inerzia termica e pertanto le variazioni avvengono con un certo ritardo rispetto all’input del sole (e dei tanti altri parametri che incidono sui cambiamenti del clima terrestre).
La previsione di un calo ulteriore dell’attività solare e di cicli sempre più deboli dipenderebbe dalla periodica diminuzione (che avviene in media ogni 200 anni) dell’irradianza solare totale (TSI), la quale non è altro l’energia complessiva che la Terra riceve dal Sole e che costituisce il motore principale per gli scambi energetici alla base dell’andamento climatico. Una diminuzione costante di quest’energia non potrebbe che condurre verso un raffreddamento. Sulla base dei dati dello studio di Abdussamatov, che possiamo apprezzare nella linea blu del grafico, si sarebbe già registrato un leggero calo dell’irradianza solare totale a partire dalla metà degli anni ’90, ma questa flessione sarebbe destinata ad accentuarsi nei prossimi decenni, proprio per l’effetto a catena dell’ulteriore notevole calo (in parte già avvenuto) complessivo dell’attività della nostra Stella.