PRIMAVERA TROPPO PIOVOSA? – Anzitutto è bene premettere che l’andamento meteo di questo maggio non deve essere considerato in linea generale troppo anomalo: la primavera è comunque una stagione non certo avara di piogge e semmai, in proporzione, era ben più singolare il mese di marzo caldo e siccitoso con l’impronta costante dell’alta pressione che ricordiamo era stato l’elemento caratterizzante anche di quasi tutto il periodo invernale. L’eccessiva penuria di precipitazioni dei primi mesi dell’anno fa pensare che ora stia piovendo fin troppo, ma in realtà non è così. La ripresa di un regime pluviometrico regolare, a tratti sopra le righe, risale allo scorso aprile: le ultime settimane piovose hanno aiutato a ridimensionare la grave siccità che imperversava su alcune regioni d’Italia.
COSA CI DICONO GLI OCEANI? – Ma quali sono i fattori che stanno consentendo alle perturbazioni di irrompere senza difficoltà sull’Europa, fino alle nostre latitudini? Tralasciando (ma non troppo) l’ENSO con la Niña che ha ormai esaurito la sua azione facendo venir meno le condizioni per l’espansione dei blocchi anticiclonici verso l’Europa, è giusto focalizzare l’attenzione sulle anomalie termiche che ci riguardano più da vicino, quelle dell’Oceano Atlantico: si nota immediatamente come le acque siano più calde a sud della Groenlandia e sul Labrador, mentre invece osserviamo lievi anomalie negative sui settori est dell’Atlantico, proprio a ridosso delle coste europee iberiche, francesi e britanniche. In questo modo le perturbazioni, nascenti fra Islandia e Groenlandia, una volta che si avvicinano al nostro Continente sono incentivate ad affondare verso sud in corrispondenza delle Azzorre, inibendo l’anticiclone omonimo.
NON DECOLLA L’ITCZ – Un’altra causa di questo trend così instabile a livello euro-atlantico è riconducibile verso l’Equatore, ovvero alla zona di Convergenza Intertropicale (ITCZ), laddove si incontrano gli alisei, che si presenta un po’ più a sud del normale, specie sul settore di levante del Continente Africano. In questo modo le perturbazioni atlantiche non si trovano a dover fronteggiare le alte pressioni sub-tropicali, che hanno meno supporto per risalire con costanza fino alle nostre latitudini. Non sono mancate fiammate anticicloniche nell’ultimo periodo, anche per via di un trend favorevole ai cosiddetti scambi meridiani, ma le risalite dei promontori anticiclonici nord-africane sono state tutte piuttosto brevi, della durata di appena qualche giorno, a parte una certa resistenza manifestata sull’estremo sud dell’Iberia.