È argomento dibattuto, e non ancora risolto, se l’Antartide nel suo insieme abbia di recente subito un riscaldamento oppure un raffreddamento (Turner, p. 281). Un’analisi statistica che si soffermi sui dati della temperatura media, senza compiere estrapolazioni in aree ove non siano presenti basi meteorologiche permanenti, deve però tener conto del fatto che la Penisola Antartica e gran parte della regione subantarica hanno indubitabilmente subito un riscaldamento: e quello di Faraday Vernadsky è il più imponente registrato sulla Terra nell’ultimo mezzo secolo (Turner, p. 279).
Per quanto riguarda il continente, se disaggregato dalla Penisola Antartica (non tenendo conto, quindi, di Faraday Vernadsky), l’insieme delle rimanenti sette basi (che si definiranno basi continentali) mostra un’evoluzione diversa rispetto a quella illustrata in precedenza:
1957-’66 -18,90 °C
1967-’76 -18,50 °C
1977-’86 -18,46 °C
1987-’96 -18,55 °C
1997-2006 -18,90 °C
L’andamento è singolarmente speculare: malgrado le oscillazioni, la temperatura media annua dell’Antartide vi appare sostanzialmente stabile. Nell’andamento trentennale (che qui è utilizzato in forma di media mobile) si individua invece un lieve raffreddamento:
1957-’86 -18,62 °C
1967-’96 -18,51 °C
1977-2006 -18,64 °C
Il trentennio 1967-’96 appare cruciale: in quel periodo (e, in particolare, nella prima metà degli anni Settanta) l’Antartide parrebbe aver attraversato una fase di riscaldamento, terminata attorno alla metà degli anni Novanta. Un’ulteriore conferma in tal senso si rinviene per il periodo 1964-’93 aggregando Vostok alle sette basi continentali, da cui si ottiene il seguente trend decennale:
1964-’73 -23,23 °C
1974-’83 -23,05 °C
1984-’93 -23,09 °C
È proprio nel quinquennio 1971-’75 che la temperatura media annua delle otto basi continentali sale a -22,83 °C; nel 1993 (ultimo anno in cui è possibile la comparazione con Vostok) scende invece a -24,19 °C, registrando il solo valore del trentennio inferiore ai -24 °C. Dopo varie interruzioni, l’archivio di Vostok è di nuovo continuo nel periodo 1997-2002, il che consente di verificare se la tendenza al raffreddamento prosegua. Escludendo il 2002, anno anormalmente caldo su gran parte del Plateau Orientale, il quinquennio 1997-2001 tocca una media di -23,77 °C con un minimo, nel 1999, di -24,24 °C.
Appare dunque chiaro come l’appesantimento statistico derivante da una singola base della Penisola Antartica non renda appieno l’evoluzione termica del resto del continente. Anche se per forza di cose frammentaria, la storia climatica dell’Antartide non può essere considerata rappresentativa se prescinde dall’archivio di Vostok, unica base attiva nel Nucleo centrale freddo (Dalrymple, pp. 199-200). Ed è proprio estendendo l’analisi a ritroso che trova pure conferma quella fase fredda che, in coincidenza con l’Anno geofisico internazionale, doveva essere ormai al termine: nel 1960, infatti, si raggiunge il valore record delle otto basi continentali a -24,32 °C.
Bibliografia:
P.C. DALRYMPLE, A Physical Climatology of the Antarctic Plateau, in M.J. RUBIN (editor), Studies in Antarctic Meteorology (Antarctic Research Series, vol. 9), Washington, 1966, pp. 195-231.
J. TURNER, S.R. COLWELL, G.J. MARSHALL, T.A. LACHLAN-COPE, A.M. CARLETON, P.D. JONES, V. LAGUN, P.A. REID, S. IAGOVKINA, Antarctic Climate Change During the Last 50 Years, in «International Journal of Climatology», vol. 25, n. 3 (2005), pp. 279-294.
Parte I: https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=16696