La scena è avvenuta qualche giorno fa. Siamo sulla Metro B a Roma, sono circa le 6 e 50. Le due donne, che chiameremo per convenienza Nina e Pinuccia dall’apparente età di circa 60-65 anni, discutevano in modo preoccupato delle previsioni del tempo sentite la sera prima dai vari TG che prevedevano un repentino e sostanzioso abbassamento delle temperature anche a Roma.
“Hai capito Pinù? Mo t’arriva sta botta de freddo e vedrai quanti se ammalano. Già me vedo quer poraccio de mi marito che soffre er freddo, me comincerà a dì che devo faie un bel minestrone caldo, mica lo sa quanto costano le verdure ar mercato co st’Euro…”
Ma nell’infervorazione del momento assestò una bella gomitata al fianco al signore seduto vicino a lei che per poco non stramazzò al suolo. Appena superato il momento d’apnea forzata il tipo, che ricordava vagamente un gentleman inglese, voltò lo sguardo e incrociò quello scusante della Nina. Riprese quel poco di fiato tanto per dire:
“Non è nulla…” e riprese a leggere il giornale in un leggero stato confusionale.
“Ieri sera ho sentito le previsioni – disse la Nina con aria quasi rassegnata dopo qualche secondo – …dicono che ce sarà pure un sacco de vento. L’urtima vorta che c’è stato er vento forte stavo a stende i panni e na ventata m’ha fatto volà via un paio de calze e na mutanda…ma quanto era forte!!! Sembrava te dovesse portà in cielo!”
“Pe quello c’è sempre tempo – disse la Pinuccia”
“Certo che c’è sempre tempo – rispose sicura Nina – eppoi sai che te dico?”. E partorì una frase prettamente romana e sconosciuta anche ai più nominati dizionari di lingua italiana completando l’opera col gesto dell’ombrello che al contrario è famoso in tutto il mondo. Ma nel fare il gesto il poveraccio di prima che si era appena ripreso del tutto dalla precedente gomitata, se ne beccò un’altra da far vacillare anche il mitico Clay. Sul vagone affollato oltre l’inverosimile riecheggiò con la sofficità di un fiocco di neve che cade, con la dolcezza di una mamma che accarezza il figlio che dorme, un perforante:
“…e porca putt….e so 2!!! Alla terza che fa signò? Me spara? Lo sa che je dico? Ma magari venisse sto caz…de vento forte così te se incolla e te manda ……”.
Sulla destinazione indicata dal povero sparring-partner possiamo dire che il luogo non è un’amena zona di villeggiatura ma a volte ci puoi trovare altre persone che non vedevi da tempo. Ricordo anche una canzone del mitico Alberto Sordi che invitava tutti, prima o poi, ad andarci.
“Oddio mi scusi tanto, che jo fatto male? Quì quanno se parla de freddo ce viene la pelle d’oca – ammiccando un sorrisino per la battuta – ….eppoi lei è un bell’omo, ancora giovane. A lei che paura je po mette un po’ de vento?”
Noi che stavamo in prima fila a gustarci questa commedia ci venne un po’ da ridere ma facemmo finta di niente e intanto la metro andava….Il discorso tra le due donne proseguì sottovoce, modello confessionale, ed il rumore dello sferragliare delle carrozze, copriva quel poco che si avesse anche voluto sentire. Ma la ciliegina sulla torta avvenne qualche fermata dopo. La Nina, durante una pausa del discorso, si volse verso quel poveraccio al suo fianco e sbirciò tra le righe del giornale che l’uomo stava leggendo. Si girò di scatto verso l’amica e con un attacco degno della Callas tutta infervorata disse:
“Hai visto? Pure sur giornale dicono der freddo che arriva! Bisogna che chiamo er medico e me faccio segnà quarcosa, mica me posso mette a letto…e chi ce pensa a casa, a li fiji, ar gatto…?”
Così parlando girò gli occhi verso il finestrino e si accorse di essere arrivata a destinazione. S’alzò di scatto per la paura di non riuscire a scendere, vista tutta la gente, salutò al volo la sua amica ma una piccola frenata improvvisa della Metro, prima di fermarsi del tutto, le fece perdere l’equilibrio. Non ci vuole molto a capire dove cadde pesantemente visto che non trovò nessun appiglio per sorreggersi. Ci fu un attimo d’ilarità tra i presenti e tutti restammo in attesa della reazione del povero uomo. Eravamo tutti col fiato sospeso, allo stesso modo di come un bambino si schiaccia il naso sul vetro per vedere quando arriva Babbo Natale.
Nessuno voleva perdersi l’epilogo della telenovela. Per un attimo l’uomo si trovò la Nina sulle gambe, con il giornale ormai ridotto a carta straccia, gli occhiali di traverso sorretti sulla punta del naso e con le mani della donna, che nel frattempo tentava vanamente di non scivolare in terra, che cercavano un appiglio sui luoghi sacri ad ogni uomo che si rispetti. E siccome ad ogni reazione ne corrisponde un’altra uguale e contraria, l’uomo fece appello a tutte le sue forze (e forse anche più…) e con uno sforzo disumano, non proprio degno di un galantuomo, lanciò la donna verso l’uscita. Inutile dire che dalla porta della Metro uscirono contemporaneamente circa una quindicina di persone molte delle quali dovettero rientrare precipitosamente all’interno non senza qualche intuibile apprezzamento non proprio oxfordiano nei confronti della povera donna. L’uomo si riprese e notò con piacere che della donna non ce n’era più traccia, si rimise a posto gli occhiali, risistemò in qualche modo il giornale e sbruffò:
“Questa stava bene ar centro della difesa della Roma, tra gomitate e placcaggi, quanno passava er nemico? Potevamo pure sta a pari punti co la Juve…”.
Eh già! Ma questa è un’altra storia.