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Ondata di gelo: gli effetti maggiori in Sicilia e sull’Appennino

di Massimo Aceti
27 Gen 2005 - 18:51
in Senza categoria
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Un panorama di Teramo splendidamente imbiancata. Foto d "SpiRItO" dal Forum del MeteoGiornale.
Possiamo stilare un primo bilancio di questa irruzione di aria artica che ha invaso il bacino del Mediterraneo. Gli effetti di questa colata gelida sono stati pressoché nulli, o comunque molto lievi nelle zone di pianura del Nord Italia, mentre sulle Alpi le temperature hanno raggiunto valori estremamente bassi.

Sappiamo infatti che la caratteristica dell’aria artica di origine marittima, è quella di essere molto fredda in quota, ma in assenza di precipitazioni ed instabilità atmosferica, di riversare molto lentamente il freddo al suolo. In questi giorni la differenza di temperatura tra la quota di 500 hPa (tra i 5000 e i 5500 metri) e la quota di 850 hPa (circa 1300/1500 metri) è stata elevatissima. Se a 500 hPa si sono avute isoterme fino a -40°C, a 850 hPa si sono appena sfiorati i -10°C. Il risultato al Nord è stato quello di avere temperature quasi record ad alta quota, ne sono testimonianza i -37°C della Capanna Margherita sul Monte Rosa posta a 4550 metri di altitudine e i quasi -30°C registrati al Plateu Rosa, ma – se non si conosce la climatologia padana può sembrare assurdo – addirittura in quache caso in aumento nelle aree di pianura rispetto ai giorni in cui regnavano le inversioni termiche.

Anche al Centro-Sud questa colata artica non ha portato temperature eccezionalmente basse, a livello dei record storici, ma l’approfondimento di un minimo di bassa pressione, ha creato le condizioni ideali per la caduta di neve specialmente sul versante orientale dell’Appennino centro-meridionale, con sconfinamenti anche sul lato tirrenico.

La neve è caduta così a Roma, sulle colline di Napoli e su alcuni tratti della costa del Cilento e della costa tirrenica calabrese, ma si è trattato di casi sporadici con accumuli assenti o irrisori. E’ caduta molto abbondante invece sull’Appennino marchigiano, abruzzese, parte di quello umbro (settore orientale) e laziale, fino al Molise e all’appennino dauno pugliese, ed ancora sul Pollino e la Sila in Calabria, oltre che in gran parte della Sicilia interna.

Gli accumuli in qualche caso sono consistenti soprattutto, ma non solo, nelle Marche e in Abruzzo: neve abbondante a Teramo, 50 cm circa Chieti, 1 metro addirittura a Camerino (prov. di Macerata), oltre 1 metro a Capracotta. Si tratta di accumuli che non si registravano da anni in queste zone. La neve come detto è caduta abbondante anche in Calabria e Sicilia. In Calabria soprattutto nella provincia di Cosenza, in Sicilia nelle zone interne, da Enna, a Caltanissetta, a Ragusa. Imbiancata perfino Agrigento a pochi passi dal mare. Ed è proprio in Sicilia che a livello di temperature si sono registrate le anomalie maggiori: massime sotto i 10 gradi in diverse localita’ costiere, Ragusa ieri ha raggiunto appena i +3.6°C.

Infine mi sia consentita una riflessione personale: dopo anni che registro metodicamente gli eventi che si verificano in Italia ed Europa, al momento attuale non credo che ci si trovi di fronte ad un’ondata di freddo che si possa definire storica od eccezionale, anche se è indubbio che in alcune zone del Paese, la neve caduta non è nemmeno normale, soprattutto se si considerano gli ultimi 10/15 anni in cui le occasioni di nevicate a bassa quota si sono sensibilmente rarefatte. Naturalmente il periodo di “vero inverno” è ben lungi dall’essere passato, i modelli propongono varie soluzioni per il futuro, tra cui anche quella di una recrudescenza del freddo e del maltempo.

Un’attenta analisi dei valori termici di questa ondata artica verrà fatta in un altro articolo.

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