L’ennesima perturbazione nord-atlantica affonda, come una lama sul burro, il proprio carico di nubi e precipitazioni verso la Penisola Iberica ed il Mediterraneo Occidentale, ove già si dispone la struttura perturbata in movimento verso est, seguita da un consistente apporto d’aria rigida alle quote superiori dell’atmosfera, ben osservabile tra Islanda, Irlanda e Golfo di Biscaglia. Sul nostro Paese si sono parzialmente attutiti i toni del maltempo rispetto agli ultimi giorni, ma già appare dietro l’angolo la nuova minaccia perturbata da ovest.
Non sono mancate le piogge nemmeno quest’oggi, specie al Nord, ove è giunto il ramo occluso della perturbazione, ancora invorticata attorno ad un minimo di pressione posizionato sui settori centro-meridionali adriatici. Tale vortice, impossibilitato a spostarsi verso est, sta per essere inglobato all’interno della nuova profonda saccatura in avanzamento da ovest.
Lungo le regioni centro-meridionali si è avuto un parziale miglioramento con qualche sprazzo di sole, ma anche brevi rovesci localizzati, specie sulla Calabria e sulla Puglia. Un tappeto di nubi medio-basse si stanno riproponendo protagoniste lungo le coste centro-settentrionali del versante tirrenico, con precipitazioni sparse sia per l’estensione del ramo occluso proteso dal Nord Italia, sia per il flusso sud/occidentale che torna protagonista a precedere il nuovo ingresso perturbato ciclonico d’origine atlantica.
L’attenuazione dei fenomeni ha consentito una prima conta dei danni dovuti alle ingente precipitazioni degli ultimi giorni. Sulla Capitale la piena del Tevere è passata quasi senza danni e con un profondo sospiro di sollievo ulteriormente rafforzato dalle timide schiarite odierne. Resta molto alta l’emergenza in Calabria, fra le regioni in assoluto più colpite dalla furia della natura, con allagamenti, smottamenti ed edonsazione di numerosi fiumi. Come già ampiamente sottolineato, le precipitazioni hanno raggiunto in alcuni casi i 200-300 millimetri e le situazioni più critiche non sono state ancora risolte, specie su Reggino, Vibonese, Lamentino e Cosentino.
Ora si attende un nuovo peggioramento, che dovrebbe portare i maggiori fenomeni sulle regioni di Nord-Ovest e successivamente lungo i settori tirrenici. Forse saranno un po’ più risparmiate le regioni meridionali rispetto all’ultimo peggioramento, senza ovviamente poter ancora entrare nei dettagli. Non si sentiva davvero il bisogno di questa nuova ondata di maltempo, ma spesso in meteorologia le situazioni si ripetono, quando va a costruirsi un determinato trend circolatorio.
Fino alla terza decade di Ottobre, l’autunno ha faticato enormemente a mostrare la sua vera veste piovosa sul Centro-Sud e parte delle regioni settentrionali, soprattutto l’Emilia Romagna. Quest’andamento si è però bruscamente modificato nella parte conclusiva di Ottobre, quando si sono iniziati a verificare fenomeni piuttosto intensi, come l’alluvione del 22 Ottobre in Sardegna. Dal 28 Ottobre è iniziato un periodo di piogge decisamente sopra la media su gran parte d’Italia, tuttora in corso: basti pensare che sul Collegio Romano, in appena 45 giorni, sono caduti 400 millimetri, pari a quasi la metà delle precipitazioni medie annue.
Questa fase d’elevata piovosità ha raggiunto il culmine in questa prima decade di Dicembre, con le precipitazioni che mediamente sono risultate il doppio o il triplo rispetto ai valori normali e questo in maniera quasi uniforme sull’intero territorio nazionale. Addirittura sulle regioni centrali in alcune zone è piovuto ben il quadruplo rispetto alle piogge normali attese per il periodo. Questo è sufficiente a spiegare la piena eccezionale del fiume Tevere. Delle imponenti precipitazioni delle ultime settimane hanno beneficiato le zone alpine, innevate come non mai in questo periodo. Per le Alpi la neve abbondante resta un elemento sempre fondamentale e prezioso, soprattutto per un discorso legato ai ghiacciai d’alta quota.