La questione di quale sia il luogo più piovoso della terra è controversa. Tempo fa il Meteogiornale ha riferito (www.meteogiornale.it/news/read.php?id=9358) sulla “querelle” tra le località indiane di Cherrapunji e Mawsynram, entrambe in India orientale, nello stato di Megalaya. Probabilmente almeno la seconda supera per pochi millimetri, in termini di piovosità media annua, il Mount Waialeale, nelle Hawaii, per l’esattezza nell’isola Kauai, sicuramente entrambe stracciano il Waialeale in termini di accumuli medi giornalieri, ma nessuna delle due, essendovi in entrambe una lunga stagione secca invernale, può vantare una piovosità costante in tutto l’anno come la montagna hawaiana.
Mount Waialeale è alto 1635 metri e ha una media pluviometrica di 11684 mm/anno (460 inches). Da quando viene misurata la pioggia che cade sulla sommità, l’anno più secco è stato il 1926 (5537 mm), seguito dal 1993 (6198 mm). Il record è di 683 inches, ovvero 17348 mm, nel 1982.
All’inizio del XX secolo, a partire dal 1911, la pioggia sul Waialeale iniziò a essere misurata portando a dorso di mulo una volta all’anno un mega-pluviometro della capacità di 900 inches (22860 mm), andando poi in tale circostanza a leggere la quantità raccolta in 12 mesi nell’analogo pluviometro installato l’anno prima.
Normalmente l’operazione veniva fatta in giugno. Due impiegati dell’US Geological Survey (USGS) e un conduttore di muli partivano dal Waimea Canyon e salivano fino a un ricovero dove passavano la notte. Il mattino seguente il gruppo riprendeva la salita fino al punto in cui il terreno era troppo intriso di acqua per permettere al mulo di proseguire. Gli uomini a quel punto si legavano e proseguivano per altre 2,5-3 ore fino alla vetta, sprofondando spesso nel pantano sino alle ginocchia e talvolta fino alla vita. Spesso c’era anche la nebbia a ostacolare il cammino, con visibilità anche inferiore a 7-8 metri.
All’inizio degli anni ’60 si iniziò a usare l’elicottero per il “cambio” del grande pluviometro sulla vetta, ma questo non rese semplice la gestione dell’operazione, in quanto per ragioni di sicurezza l’elicottero poteva eseguire l’operazione solo con il bel tempo e con vento debole, e la combinazione di questi due eventi non è affatto un evento frequente sul Mount Waialeale.
Oggi non si usano più sulla cima del Mount Waialeale, sempre a cura dell’USGS, in collaborazione con il National Weather Service (NWS), pluviometri “ad accumulo”, sostituiti da quelli “a bilancino”. La pioggia entra da un orifizio di 8 inches (oltre 20 cm), per venire incanalata verso il bilancino. Una volta che sono stati raccolti 0,01 inches (0,25 mm) di pioggia, il bilancino scatta, causando un segnale che viene registrato elettronicamente, mentre l’acqua esce dal foro di uscita. Il numero di scatti fornisce, opportunamente convertito elettronicamente, il quantitativo di pioggia caduta.
E’ stato recentemente aggiunto un sensore remoto al pluviometro sulla vetta del Waialeale, per poter avere i dati pluviometrici in tempo reale, ma comunque occorrono periodiche “spedizioni” per eseguire la manutenzione degli strumenti.
Kauai è l’isola più piovosa tra le principali dell’arcipelago delle Hawaii (al riguardo vi invitiamo a leggere anche www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10670), con una media, riferita a tutto il territori dell’isola, di 2540 mm/anno, contro i 1905 mm di Oahu e i 1473 mm di Hawaii, la “Big Island”. Il direttore del Dipartimento di Meteorologia dell’Università delle Hawaii, Thomas Schroeder, dichiarò qualche anno fa che “il tempo e il clima delle Hawaii sono i più affascinanti del mondo, con variazioni climatiche notevolissime da zona a zona”. La parte montuosa di Kauai è una delle aree più interessanti, con, secondo Schroeder, “variazioni di regime pluviometrico, nello spazio di poche centinaia di metri, più grandi che in qualsiasi altro posto al mondo”.
Tornando a Mount Waialeale, solo poche piante sono riuscite ad adattarsi alla combinazione di pioggia abbondante, vento, altitudine e scarso soleggiamento che si manifesta su questa montagna e sul vicino Mount Kawaikini (m 1646). La cima della montagna è relativamente piatta e aperta, con lievi ondulazioni che terminano in una parete precipite a est. Il terreno paludoso favorisce la crescita di muschi, carici ed erbe, con pochi arbusti e nessun albero.
Il botanico locale Steve Perlman è salito diverse volte sulla cima e molte altre vi si è calato con l’elicottero per studiare le piante indigene. La montagna è, a suo parere, l’ultimo punto in cui sono ancora presenti alcune piante a rischio di estinzione. I suoi studi hanno convinto l’US Forest Service a recintare alcune aree, in particolare l’Alakai Swamp, per impedirvi l’accesso ai cinghiali e alle capre. Escursionismo e campeggio sono vietati nell’area, sia per i citati motivi ecologici sia per le condizioni obiettivamente pericolose dovute al terreno molto paludoso e alle frequenti fitte nebbie.
Continua …