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Montagne italiane straordinariamente innevate: anni recenti a confronto

di Marco Rossi
10 Mar 2009 - 20:41
in Senza categoria
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La zona del Passo Rolle sepolta dalla neve. Foto di "blizzard" da www.mtgforum.it.
Per evidenziare al meglio il grande innevamento presente sulle nostre montagne, niente di più facile che visualizzare quella che è l’altezza della neve presente su alcune stazioni di riferimento.

Anche se poche, esse presentano comunque misurazioni rigorose effettuate a cura dell’Aeronautica Militare, ed i valori annui sono quindi confrontabili tra di loro con notevole precisione.

Dopo una buona fetta di stagione invernale caratterizzata da grandi precipitazioni sul Centro Nord, il maltempo a partire dalla seconda parte di Febbraio ha interessato soprattutto il Sud, ammantando abbondantemente di neve anche quelle zone appenniniche che, fino a quel momento, non erano state interessate da fenomeni nevosi se non marginalmente.

Possiamo allora prendere come riferimento alcune stazioni aeronautiche, e verificare le altezze al 10 di Marzo degli anni passati, confrontandole con l’attuale.

Si esamina, in particolare, il comportamento dell’innevamento agli inizi della Primavera meteorologica nel corso degli anni Duemila.

Passo Rolle e Paganella sono due stazioni alpine trentine, Dobbiaco è altoatesina, Tarvisio è in Friuli, il Monte Cimone è sull’Appennino Tosco-Emiliano, il Terminillo nel Lazio, ed infine il Monte Scuro sulla Sila, in Calabria.

Sono dunque rappresentativi dell’Arco Alpino orientale, dell’Appennino Settentrionale, Centrale e Meridionale.

Ecco il confronto:

Zona Quota 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Passo Rolle 2004 metri 5 141 77 40 180 67 130 80 106 318
Paganella 2125 metri 47 196 89 64 187 96 156 44 100 328
Dobbiaco 1222 metri 4 3 0 0 60 16 52 9 8 62
Tarvisio 777 metri 0 0 0 0 55 25 57 0 5 66
M. Cimone 2165 metri 92 38 27 43 65 36 143 10 57 252
M. Terminillo 1874 metri 11 10 3 87 241 219 435 32 85 268
M. Scuro 1710 metri 0 22 1 186 122 367 130 3 24 294

L’analisi evidenzia bene un manto primaverile molto ridotto, già al 10 di Marzo, su tutte le nostre Regioni, specialmente nei primi anni Duemila, conseguenza di Inverni non troppo nevosi, e di temperature piuttosto alte in questo mese.

Anche il famoso inverno 2001, ricchissimo di precipitazioni nevose sulle Alpi, vide un manto nevoso che è pari a meno della metà di quello presente attualmente in Trentino.

Meglio sono andati gli anni a partire dal 2003 per il Sud, e dal 2004 per il resto delle montagne italiane, ad eccezione dell’asfittico Inverno del 2007.

Quest’anno rappresenta l’anno record per la neve sulle Alpi e sull’Appennino Settentrionale (riferendosi all’innevamento nella prima decade della Primavera), con valori nettamente superiori (più del doppio), rispetto alle altezze raggiunte negli anni Duemila.

Andando a ritroso, probabilmente potremmo estendere questo valore record fino almeno dalla fine degli anni Ottanta.

Per il Centro Italia e per il Sud gli anni di massimo innevamento sono stati il 2006 ed il 2005 rispettivamente, caratterizzati da ripetute ondate di freddo e di neve su queste zone.

Ma, in ogni caso, si parla di altezze della neve molto elevate anche per queste zone, in questo periodo stagionale.

Per la prima volta da una ventina d’anni a questa parte, affrontiamo i primi tepori primaverili con un manto nevoso di grande altezza e, soprattutto, ben consolidato, in quanto frutto di nevicate piuttosto lontane del tempo, e perciò ben compattate.

Vedremo poi alla fine della Primavera come saranno i ghiacciai alpini, e le probabili benefiche conseguenze di questo periodo di grandi precipitazioni sulle lingue glaciali oramai in agonia.

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