Chi segue assiduamente le rubriche relative all’agro-meteorolgia, avrà potuto cogliere elementi d’influenza del clima sul mondo vegetale. Chi, per mestiere o per passione, ha a che fare con le colture vegetali, non può fare a meno di volgere lo sguardo al cielo, onde carpirne quei segnali che possono determinare un normale sviluppo delle piante.
Perché di sviluppo si tratta. Essendo organismi viventi, seppur vegetali, è possibile, indispensabile per chi ci lavora, conoscere intimamente quello che viene definito “ciclo biologico” della specie. Un percorso che porta dal seme alla maturazione del frutto, in una sorta di catena circolare.
Ogni stagione ha la sua relativa importanza, tuttavia la primavera è quella che maggiormente influenza il normale sviluppo vegetativo. Il perché? Semplice, nel trimestre marzo-giugno, prende forma quella fase che abbiamo definito ripresa vegetativa. Non solo, oltre al risveglio dalla dormienza invernale, abbiamo le fioriture, preludio alla successiva fase produttiva.
Ed è proprio in queste fasi che il clima riveste un ruolo di primaria importanza. Ogni coltura, sia agraria che forestale, ha un suo ciclo vitale, scandito da determinati fabbisogni quali ad esempio quelli in acqua e luce (oltre chiaramente alle normali esigenze nutritive). Non è certo questo l’editoriale per spiegare per filo e per segno la suddivisione delle colture in base a questi fabbisogni, tuttavia è opportuno sapere che le varie categorie si ottengono a seconda del diverso grado di assorbimento.
Vi sono colture specie che ad esempio necessitano di tanto acqua (si può fare l’esempio del riso) e di tante ore di luce, altre che invece hanno fabbisogni contenuti (come ad esempio le specie mediterranee, comunemente conosciute come resistenti alla siccità e alla forte insolazione).
Tuttavia è bene sapere che ogni specie ha delle capacità d’adattamento che conferiscono quell’elasticità indispensabile per sopravvivere a condizioni talvolta difficili. Soprattutto nel periodo estivo. Certo è che tal discorso può essere esteso ai vegetali che si ritrovano n condizioni naturali o che comunque hanno subito meno l’influenza dell’uomo.
Azione antropica che invece si esplica decisamente nelle colture agrarie, sia erbacee che arboree, il cui unico scopo è quello produttivo. Il tutto si accresce notevolmente qualora si tratti di specie importate (non autoctone) adattate al nostro ambiente riproducendo artificialmente condizioni climatiche ideali. Ecco quindi che, specie in un periodo dinamico come la primavera, le difficoltà legate a repentini cambi di tempo possono risultare talvolta deleteri.