Siamo dinanzi alla prima fase di meteo pienamente invernale. Tra le regioni adriatiche e quelle del Sud si susseguono da ormai 24 ore dei rovesci anche temporaleschi associati all’irruzione fredda, che hanno portato inaspettate nevicate fino a quote collinari.
In molti casi non si è però trattato di vera neve, ma di un tipo di precipitazioni considerata intermezzo fra la grandine e la neve. Parliamo infatti di neve a grani o neve tonda, che si è spinta a quote anche molto basse durante i rovesci più intensi, imbiancando notevolmente le zone colpite.
La neve tonda, nota anche con il termine tedesco di graupel, è un tipo di precipitazione solida, che appare alla vista come grani di ghiaccio bianchi e opachi, ben più leggeri della grandine e che risultano facilmente comprimibili al suolo.
I rovesci di neve tonda possono essere così intensi da essere in grado di imbiancare il paesaggio in pochissimo tempo. Inoltre, può creare notevoli disagi per chi si imbatte alla guida durante un rovescio di neve tonda, che si accumula al suolo in modo abbondante senza sciogliersi rapidamente.
La neve tonda può cadere e presentarsi al suolo anche con temperature elevate addirittura talune volte prossime ai 10 gradi: ecco perché il fenomeno è frequente anche in quelle zone meno avvezze alla neve. Ma come si crea questo tipo particolare di precipitazione?
Si hanno condizioni favorevoli a neve tonda con forte turbolenza atmosferica e aria molto fredda in quota. Il fiocco di neve attraversa strati dell’atmosfera prossimi al punto di fusione e, invece di sciogliersi, si arrotola su stesso inglobando goccioline d’acqua sopraffusa. Da qui nasce la forma di pallina o granulo.
Per quasi tutti gli osservatori, la neve tonda è equiparabile alla grandine. Solo i più attenti ed esperti riconoscono le differenze, anche perché la neve tonda si può schiacciare con le dita e rimbalza quando calde al suolo, facendo molto meno rumore del chicco di grandine, che si presenta più bianco e lucido.