Sempre più spesso, negli ultimi anni, abbiamo sottolineato che il meteo avverso invernale è correlato al Vortice Polare. Studi e pubblicazioni avvertono che le regioni del Polo Nord, ovvero dove c’è la Banchisa Polare, segna temperature molto superiori alla media.
Anche se il Polo Nord è più caldo rispetto alla sua media, non ha un clima tropicale. Oltre il Circolo Polare Artico, il sole è ormai sparito. Per essere esatti, venerdì 21 dicembre 2018, il giorno del Solstizio d’Inverno, il sole non sorgerà affatto in quella linea immaginaria che nelle mappe indica il Circolo Polare.
Il riscaldamento delle regioni polari può avere varie cause, ma in questo approfondimento, vedremo di parlare di Vortice Polare.
Il Vortice Polare è una circolazione di venti in alta quota, esattamente tra la troposfera e la stratosfera, fino 50 km circa sopra la Terra. È presente in inverno, e non è un fenomeno nuovo, gli scienziati lo studiano da molti anni.
In alta quota i venti superano regolarmente i 250 km all’ora, ovvero sono forti come i venti degli uragani più forti (conosciuta come Categoria 5).
Durante l’inverno, il Vortice Polare può rafforzarsi e indebolirsi. Questi cambiamenti esercitano un’influenza più in basso nell’atmosfera e in ultima analisi sul nostro tempo.
I cambiamenti nel Vortice Polare sono misurati con un indice chiamato AO, e hanno una diretta influenza su un’altra circolazione, quella in alta quota oceanica chiamata NAO, che genera dirette conseguenze sul tempo europeo.
Un prolungato indebolimento del Vortice Polare favorisce in genere meteo più freddo alle medie latitudini, e quindi un incremento di possibilità di avere ondate di gelo.