Le cronache meteo di questo periodo sono improntate verso fenomeni estremi:
in Islanda nevicata record di oltre 1 metro in 24 ore (con zone che hanno 450-500 mm annui)
in Scozia, ondata di gelo, con -6°C in pianura (notevole per il clima mite-umido scozzese)
nel Mediterraneo grandine a Cipro
alluvioni impressionanti in Arabia Saudita, con le acque che per chilometri hanno invaso il deserto (quelle aree piove pochissime volte l’anno e solo per brevi rovesci)
neve tardiva in Australia e Nuova Zelanda (in montagna) e al tempo stesso tempeste di sabbia sulla costa est
storica ondata di caldo invernale nel Giappone, con record secolari stracciati per dicembre
25 tornado in Illinois, evento assolutamente straordinario, in quanto per quello stato la media è di meno di 1 tornado all’anno (50 in 75 anni)
Cosa sta accadendo? Semplicemente correlazione causa-effetto: in un clima mediamente più caldo c’è maggiore possibilità di fenomeni meteo estremi, non solo per il caldo, ma anche localmente per il freddo.
Oltretutto, in un clima che si scalda, c’è maggiore scambio termico tra masse d’aria diverse, con conseguente estremizzazione delle precipitazioni: alluvioni in aree desertiche e/o siccità in aree piovose (ricordiamo anche la gravissima siccità del 2017, l’anno più secco della storia del clima italiano).
Dobbiamo abituarci a una maggiore estremizzazione meteo, con fasi climatiche sempre più accentuate e contrastanti nel giro di pochi giorni.