Il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici e gli eventi meteo estremi del futuro potranno accelerare e al tempo stesso aumentare la diffusione territoriale dei virus: questo è un dato di fatto.
Ma qual è il legame tra estremizzazione meteo e virus cinese?
Premettendo che quest’ultimo NON è nato A CAUSA dei cambiamenti climatici, l’Oms ha proclamato l’emergenza globale per il Novel Coronavirus (2019-nCoV), giustamente preoccupata per la rapidissima diffusione di tale soggetto infausto. In realtà, essa dichiara che il principale vettore di diffusione sono i numerosi scambi commerciali, i quali sono stati prontamente fermati dai Paesi coinvolti.
Eppure la domanda è lecita: il riscaldamento globale può velocizzare la diffusione di virus?
La domanda è mal-posta, poiché in genere la sopravvivenza e riproduzione degli agenti patogeni e degli ospiti, nonché le difese immunitarie umane, dipendono strettamente dalle condizioni climatiche: in particolare, la temperatura e le precipitazioni sono i due fenomeni meteorologici più importanti, decisamente scatenanti.
La pioggia condiziona il processo di trasporto e diffusione degli agenti patogeni (velocizzando la pandemia in caso di clima umido), la temperatura, invece, condiziona fortemente la loro crescita e sopravvivenza.
In altre parole, più il clima è caldo-umido, più i virus si diffondono con facilità, si moltiplicano e si rafforzano: ecco perché le malattie dei climi tropicali ed equatoriali sono le più terribili.
Un esempio generico sono le zanzare, insetti tutt’altro che innocui, poiché sono responsabili di decine di migliaia di morti all’anno nel mondo, essendo purtroppo ottime distributrici di pandemie. Il meteo eccessivamente caldo-umido ha di fatto aumentato a dismisura la loro proliferazione (si guardi ad esempio le ultime estati, sempre più infestate da zanzare) e in futuro la trasmissione di nuovi agenti patogeni potrebbe essere più facile.