CLIMA E METEO: durante gli anni Sessanta e Settanta, sulla scia di un grandissimo sviluppo del turismo invernale e della pratica dello sci alpino, sono state costruite numerose stazioni sciistiche su Alpi ed Appennini, ma non soltanto in Italia, anche in stati quali Francia, Svizzera, Austria, anche a quote non molto elevate, tra i 1000 e i 1500 metri di altezza.
Tali stazioni sciistiche, a partire dagli anni ’90, hanno sofferto in modo particolare per l’aumento delle temperature e la scarsità delle precipitazioni nevose, che sono diventate più irregolari e ad anni alterni.
A questo problema si è rimediato, almeno in parte, con l’uso della neve artificiale.
Questa neve, costituita da una miscela di micro gocce di acqua sparate con aria compressa a temperature al di sotto dello zero, sopperisce, soprattutto all’inizio della stagione sciistica, alla carenza della neve.
Uno studio del servizio nivologico francese, mostra che al Col de Porte, 1325 metri di quota sulle Alpi settentrionali, la quantità di neve del trentennio 1990-2017 è calata in media di 40 cm rispetto al trentennio 1960-90.
Le proiezioni climatiche, basate sul famoso global warming, l’aumento termico determinato dall’immissione dei gas serra nell’atmosfera, indicano che, attorno al 2050, la quantità di neve complessiva caduta in una stagione invernale diminuirà di circa l’80% rispetto al trentennio 1960-90.
Ed inoltre aumenterà la frequenza degli anni con scarsa nevosità rispetto agli anni fortemente nevosi.
Si sta aprendo quindi un dibattito sull’utilità degli investimenti su queste stazioni sciistiche o su di una loro possibile riconversione ad un altro tipo di turismo.
Vi è una certa divisione tra gli esperti su questo argomento, in quanto la produzione di neve artificiale può sopperire ai periodi di scarsità nevosa, ed inoltre preparare un fondo di neve molto resistente agli aumenti della temperatura.
Inoltre, in passato, le previsioni su di una completa scomparsa della neve almeno al di sotto dei 1500 m di quota, sono andate completamente disattese (una previsione del genere venne effettuata dagli scienziati del clima ai primi anni Novanta).
Non resta che aspettare e vedere se queste proiezioni climatiche saranno veramente rispettate nel prossimo trentennio, e se, nel caso, si riuscirà a sopperire a condizioni di nevosità sempre più scarse.