Un nostro articolo ha riportato la notizia di dominio pubblico, ospitata anche dall’autorevole rivista scientifica Nature.com, che indica i cambiamenti del clima hanno allargato i Tropici climatici sino alla latitudine di Napoli e New York.
Ci riferiamo all’ampliamento delle aree con clima detto Tropicale. Riflettendo sul tema abbiamo quindi aggiunto varie risposte sul cambiamento climatico delle nostre Estati, ma anche degli Inverni.
Il clima tropicale è notoriamente caldo. La maggiore influenza, rispetto al passato, del clima tropicale in latitudini mediterranee ha comportato marcati cambiamenti climatici, uno tra i vari lo osserviamo durante le estati degli ultimi decenni.
Nei libri di meteorologia stampati sino agli anni ’80 l’estate italiana veniva descritta calda e ventilata, con piogge abbonanti nella regione alpina, prealpina. Piogge anche nella zona a nord della Valle Padana, in Appennino e anche in Adriatico. Insomma, una distribuzione della pioggia più o meno come quella che abbiamo avuto questa estate.
Ciò perché le estati erano l’influenzate dell’Anticiclone delle Azzorre che con periodicità lasciano transitare masse d’aria instabili. Al contrario, l’anticiclone nord africano asciuga l’atmosfera in alta quota e genera un forte riscaldamento delle regioni a clima continentale. Insomma, l’anticiclone nord africano è sinonimo di caldo e siccità.
L’anticiclone nord africano ha una struttura costituita da masse d’aria al suolo ed in quota che sono diversissime rispetto a quello delle Azzorre. Esso si origina nei caldi deserti nord africani. E a sud del Mediterraneo si estende il maggior deserto del Pianeta, il Sahara.
L’espandersi dei climi tropicali a 40° latitudine nord non è costante, ma è un sistema fluttuante, quindi a fronte di un maggiore espansione, non sempre in Italia ci troviamo sotto le correnti che sono tipiche di questo clima.
E con tale trend, è plausibile ipotizzare che in Italia e nel Mediterraneo, l’anticiclone nord africano andrà a sostituire sempre più spesso, come ha già fatto, quello delle Azzorre, con conseguenze sul clima che sono rilevantissime.
In effetti a distanze sempre più brevi si manifestano ondate di calore, le stagioni estive presentano dei lunghi periodi di siccità anche dove dovrebbe piovere.
Anche d’inverno si osservano cambiamenti rispetto agli anni antecedenti a quelli ’80: innanzitutto sono diminuite di frequenza le ondate di freddo dalla Russia. Quando avvengono appaiono un evento eccezionale, eppure non lo erano.
D’inverno sono più frequenti che in passato i periodi con siccità e temperature elevate.
I cambiamenti climatici che osserviamo sono in buona parte causati dalle normali fluttuazioni del clima, e probabilmente accelerati dalle attività umane, quelle responsabili del Global Warming.
Ma si potrà mai tornare indietro? In teoria sì e no. I cambiamenti climatici sono continui, ed è per tale motivo che la scienza si accanisce nel suo studi, anche se con risultati non ottimali.
Conoscere quello che sarà il clima delle prossime stagioni è di supporto all’agricoltura e all’uso delle risorse energetiche, ma anche a prevedere i flussi migratori, e su quest’ultimo aspetto le proiezioni sono terrificanti.
Pertanto lo studio del clima del futuro è di vitale importanza per la nostra sopravvivenza.