Il taglio occidentale di Sabine, anticiclone azzorriano a 1031 hPa, determina il prolungamento della situazione di quiescenza e stabilità meteorologica dell’intera fascia mitteleuropea.
Disgregato, in parte, il lungo fronte freddo polare che sorvolava il parallelo parigino, l’azione depressionaria artica riesce ad affondare i propri colpi solo sulla vicina Scandinavia. Quinn (986 hPa), Paolini (977 hPa) e Noah (1003 hPa) non riescono a scavalcare l’erto muro altopressionario continentale.
Sul Mediterraneo centrale e Nordafrica insiste, senza tregua, la goccia fredda depressionaria. Insieme al suo minimo a 1009 hPa, trasla lentamente verso est, inglobando nella sua azione occlusiva il Mar Ionio ed il vicino Egeo.
Azioni destabilizzanti si scorgono sopra la Penisola Scandinava. Nubi gelide sovrastano i cieli norvegesi e svedesi limitando notevolmente le temperature.
La carica artica si esaurisce al Mar Baltico di fronte alla robusta risalita anticiclonica continentale, rifiorita grazie alla nuova linfa fornitale dall’avvento di una nuova struttura anticiclonica di origine azzorriana. I cieli sgombri da nubi significative testimoniano il consolidamento del predominio anticiclonico mitteleuropeo.
Il Mediterraneo centrale, invece, soffre ancora della presenza del bombolone temporalesco. Ancora carico di forti rovesci pluviometrici, sposta il suo nucleo verso oriente, invadendo l’intero Mar Ionio ed appropinquandosi verso la Penisola Ellenica.