CAMBIO DI MARCIA: se preferite definitelo cambio di trend, cambio circolatorio, cambio di scena. Osservando i vari modelli di previsione non possiamo far altro che confermare quanto più volte sottolineato la scorsa settimana, ovvero il ritorno delle perturbazioni atlantiche. Già, le perturbazioni da ovest. Elemento imprescindibile del nostro clima e che per troppo tempo – diciamo pure per l’intero semestre freddo – è mancato ostinatamente all’appello.
SERIE DI PERTURBAZIONI: quel che si evince da qui a 10 giorni – nonostante l’arco temporale sia molto ampio – è la permanenza di una configurazione barica ideale all’ingresso di impulsi perturbati oceanici. Avremo l’Alta delle Azzorre posizionata sull’Europa occidentale e un’intensa attività depressionaria atlantica. Atlantico che, come vedremo a breve, potrebbe mostrarsi anche un po’ freddo. E vi spieghiamo perché.
NEVE ALPI, PIU’ FREDDO: col ritorno delle correnti occidentali avremo il ritorno della neve sull’arco alpino. Neve che potrebbe cadere copiosa, ma che prossimamente potrebbe ricomparire anche su Appennino e rilievi insulari. Questo perché una parziale attenuazione ciclonica tra il Canada e l’Islanda potrebbe incentivare velleità settentrionali nell’Alta delle Azzorre. In parole povere: maggiori ondulazioni delle correnti d’alta quota potrebbero sfociare nell’intrusione di masse d’aria nord atlantiche o polari marittime fin nel cuore del Mediterraneo.
MARZO PAZZERELLO: non scordiamoci che marzo è un mese estremamente dinamico e che potrebbe riservarci i classici colpi di coda dell’inverno. Ipotesi per niente assurda e che potrebbe trovare riscontro allorquando le eventuali spinte meridiane dell’Anticiclone dovessero risultare più incisive. Obbiettivo puntato verso il termine della prima decade di marzo, a quel punto ne sapremo sicuramente di più.