Ritornando nel nostro settore (meteo) il significato di modello atmosferico deve attribuirsi ad un sistema fisico attraverso una determinata scala di riduzione e/o espansione. Possiamo pensare al nostro Globo, ridotto in scala minima, ove le strutture assumono valori “grandi o piccoli” a seconda dell’osservazione che vogliamo conferire allo stesso modello.
Queste riproduzioni, chiamate griglie atmosferiche, si rappresentano come “utili” per determinare la validità sul comportamento del sistema naturale ed originario. Si parte sempre da una stesura di partenza, quindi reale, per arrivare ad un risultato, diluito nel tempo, che rappresenta l’evoluzione matematica del modello in questione. Meglio: se il modello viene disegnato, quindi preso come ispirazione nel suo stato reale/iniziale, rimane tale, quindi attendibile, se segue un “disegno” probabilmente “possibile”, quindi frequentabile, si allontana dall’ispirazione al modello.
Spesso la fisica e la matematica, costrette in un elaboratore numerico, si trovano di fronte ad una certa “inadeguatezza” nei confronti di un processo osservativo, quindi mentale, attraverso la simulazione di qualcosa che può essere “imitato” o addirittura trascurato del tutto.
Le tecniche per “disegnare” un qualsiasi modello, che risulti essere esemplare, possono essere molteplici, ma si riferiscono, sempre ed in ogni caso, alla “teoria” (cfr. piani inclinati e biglie usate da Galilei per dimostrare tale teorema)..
Quindi, senza alcuna preclusione, possiamo passare dalla pura “teoria”, alla più “illogica” osservazione mentale.
Per assurdo, e anche i professionisti della meteo (teleconnessioni comprese), sono caduti, spesso, in questo dualismo: l’osservare con gradualità l’evoluzione di un modello (fonte di ispirazione), oppure affidarsi allo stesso senza alcuna riserva?
Ritornando ai nostri tempi, esempio inverno passato, possiamo affermare, in maniera molto approssimata che, forse sarebbe stato meglio dare “un valore” non “significativo” al “modello matematico di ispirazione”, ma abbandonarci a delle logiche fisico/matematiche (squisitamente osservative e mentali).
I “modelli” sono certamente fonte di grande “emulazione”, ma sono carenti, in assoluto, nella realtà quando sono proiettati verso un indice (valore temporale) che deborda dalla conoscenza composta da una partenza, certa, denominata come “0” e poi sommata da valori “distorti” di: 0+x (*) nel tempo. (*) L’incognita rappresenta il maggior rischio! In assoluto, chi si proietta a previsioni “off limits”, rischia di interrompere un processo simulativo e si pone davanti ad un processo “osservativo”.
In assoluto non c’è nulla di strano, molti abbandonano il determinismo solo per avere “occhi” che possano osservare un spettro visivo che va ben oltre. La fantasia non credo che c’entri nulla, e mi ripeto ancora: “Galileo ebbe una visone perché non usò solo ed esclusivamente un modello, ma passò oltre le riproduzioni, quindi emulazioni, dello stesso.
Durante tutto questo inverno abbiamo completamente “evirato” entrambi i parametri.