Chi più dei nostri amici del Nordovest sanno cosa effettivamente sia un cambiamento climatico reale? Senza dimenticare chi vive al Centro Sud o sulle nostre due Isole maggiori, più che mai soggette ad eventi talvolta violenti ed inaspettati.
Sommando tutti questi elementi non possiamo certo mascherare un qualcosa che è agli occhi di tutti, o perlomeno di chi è in grado di dedicare un po’ più d’attenzione a questa affascinante materia, la meteorologia: mutamenti climatici che da qualche anno rendono le stagioni estive (e non solo!) particolari, come forse si possono scovare in archivi custodi delle sorti del tempo nel corso dei decenni.
Ma per chi è che non ricorda le vecchie e care estati Mediterranee? Quelle che venivano pilotate da un’alta pressione delle Azzorre mai timida nei confronti della nostra Penisola. Quelle che portavano clima mite e piacevole, specie lungo le nostre splendide coste. Quelle in grado di apportare la classica instabilità foriera di piogge sulle regioni settentrionali. Quelle che decretavano l’arrivo dell’autunno con la classica “rottura di Ferragosto”.
Potremo continuare ancora, cosi come dobbiamo certo ricordare i picchi di caldo che talora investivano le nostre regioni, ma che si limitavano a comparse in uno scenario che tuttora viene invidiato in molti altri Paesi d’Europa. Ma qualcosa, lo abbiamo detto, è cambiato. Ci potranno essere i numeri delle statistiche a testimoniare il mutamento. Ma basta solo osservare con attenzione ciò che prima era raro. L’estrema facilità con la quale spesso si passa da situazioni di caldo ad altre più fresche e talvolta addirittura fredde.
Esempi calzanti le stagioni estive del 2003 (non dobbiamo certo ricordarne il motivo) e del 2002 (in un certo qual modo l’opposto dell’anno successivo). Il perché di tutto ciò? Certamente un cambiamento delle configurazioni bariche su scala Europea. Per dirla semplice, il modo col quale gli attori protagonisti del tempo (alte pressioni o basse pressioni) occupano lo spazio atmosferico sul nostro Continente. Una delle conseguenze le continue posizioni anomale (anomale rispetto a quanto eravamo abituati) dell’alta pressione delle Azzorre, lontana dall’Italia per tanto tempo.
Ed in un tipo di circolazione dove i grandi attori non si dispongono più sui paralleli (per intenderci da Ovest verso Est) ecco dominare gli scambi di calore in senso meridiano (da Nord s Sud) responsabili dell’equilibrio termico tra i Poli e l’Equatore. E la natura tende sempre a riequilibrare gli eccessi (o disturbi che essi siano) tramite la strada che comporta il minor spreco di energia. Ecco allora che grandi masse d’aria calda e fredda si muovono in seno ad onde più o meno profonde provocate dal rallentamento o meno delle correnti d’aria che scorrono ad alta quota, dando appunto origine agli scambi meridiani.
Ora, tutto sta nel sapere se siamo alle porte di un ciclo climatico che si ripete nel tempo o se realmente esistono altri elementi (effetto serra, Global Warming, Corrente del Golf etc.) alla base di queste anomalie. Non è compito di questo editoriale addentrarsi in argomenti che richiederebbero tanto più spazio, ma vuole essere semplicemente un promemoria verso stagioni estive che forse non ci apparterranno più. E chissà per quanto tempo.