Nello specifico il team ha esaminato 25 modelli, scoprendo una sottovalutazione dell’aumento dell’assorbimento della luce solare da parte del vapore acqueo e quale conseguenza la sovrastima dei fenomeni atmosferici.
Il risultato pubblicato il 10 dicembre sulla rivista “Nature” è a dir poco preoccupante: alla fine del 21° secolo le precipitazioni potrebbero risultare il 40 per cento in meno rispetto a quanto ipotizzato dai modelli climatici.
Poter confrontare le variazioni previste dai modelli con le osservazioni reali delle precipitazioni è difficile a causa tante variabili, tra cui la copertura di dati spaziali e a una quantità di dati storici insufficienti. Per ovviare a questo problema il gruppo di lavoro ha simulato il cambiamento nel regime delle precipitazioni globali considerando esclusivamente i processi fisici.
Il team ha scoperto che l’aumento delle precipitazioni globali simulato da modelli è fortemente controllato dal surplus di luce solare che viene assorbita dal vapore acqueo (quest’ultimo in aumento a causa del riscaldamento globale): nei modelli in cui il surplus solare viene assorbito dal vapore acqueo si registrano aumenti significativi delle precipitazioni. I ricercatori hanno dimostrato che le differenze nel maggiore assorbimento della luce solare non erano controllate da quanto vapore acqueo in più era presente, ma il surplus di razione solare è stato intrappolato in atmosfera per un dato aumento dell’umidità. Per comodità, questa quantità può essere misurata dai satelliti e ciò ha permesso al team di valutare come i modelli leggono la fisica alla base dei cambiamenti nel regime delle precipitazioni globali.
“Il raffronto con le osservazioni ha permesso di vedere chiaramente che la maggior parte dei modelli sottovalutano il maggiore assorbimento della luce solare all’aumentare del vapore acqueo”, ha dichiarato uno degli autori. “Il vapore agisce come una forte leva così sui cambiamenti nel regime delle precipitazioni globali e i modelli tendono a sopravalutarne l’aumento a seguito del riscaldamento globale”.
Lo studio, in definitiva, suggerisce che le previsioni più attendibili dei futuri cambiamenti nel regime precipitativo potranno essere effettuate migliorando la rappresentazione di come la radiazione viene trasmessa attraverso l’atmosfera nei modelli climatici globali. I modelli che hanno rappresentazioni più sofisticate consentiranno previsioni più affidabili.