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L’Italia e le insidie previsionali. Quando le sole interpolazioni modellistiche non annullano le possibili cause di errore

di Ivan Gaddari
15 Nov 2004 - 14:29
in Senza categoria
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La bellezza del nostro paese risiede anche nella complessità del territorio. La presenza di una morfologia alquanto varia determina una variabilità di situazioni climatiche non facilmente ascrivibili ad un modello matematico di previsione, per quanto preciso possa essere.
Chiunque abbia avuto l’opportunità di stilare una previsione meteorologica si sarà certamente reso conto di come, talvolta, l’evoluzione tracciata non rispecchi ciò che era nelle attese. Se poi la lettura delle carte risulta essere sommaria ecco che le insidie assumono la parvenza di vere e proprie trappole. Limitarsi ad attribuire una colpa a questo o a quel modello pare assai riduttivo, soprattutto in considerazione della morfologia alquanto varia che contraddistingue il nostro paese.

L’editoriale non vuole essere una qual si voglia scusante nei confronti di tutti coloro che giornalmente illustrano con professionalità l’evoluzione atmosferica, bensì semplicemente una considerazione sulle possibili difficoltà riscontrabili inducenti ad errori troppo spesso mal visti dai comuni lettori.
A tal proposito sembra lecito quanto opportuno ricordare che la modellistica a scala europea, frutto di complesse elaborazioni matematiche, difficilmente potrebbe leggere al meglio le possibili varianti dettate da una conoscenza sommaria del nostro territorio. Ecco allora l’importanza di elaborazioni su scala locale (ad esempio a livello regionale con risoluzione chilometrica ridotta in modo tale da limare le possibili fonti d’errore) con le quali si cerca di ottenere delle previsioni certamente più vicine alla possibile reale manifestazione dell’evento.

Rispetto ad altre zone dell’Europa (per non riferirci al tanto conclamato clima degli Stati Uniti nord orientali), l’Italia presenta una morfologia territoriale notevolmente complessa. Credo sia noto a tutti come il territorio nazionale sia prevalentemente collinare-montuoso, con le grandi pianure ristrette a zone costituenti una minima percentuale del totale. Da non tralasciare neanche come la nostra sia una penisola posta all’interno di una bacino (quello del Mediterraneo) fondamentalmente chiuso e la cui influenza sul clima risulta essere di vitale importanza.

In una fase climatica dettata da profondi scambi di calore meridiani, la presenza di questi due elementi appare quanto mai determinante, tanto nell’evoluzione quanto nella manifestazione dei fenomeni. La collocazione di due catene montuose imponenti che percorrono da ovest ad est (le Alpi) e da nord a sud (gli Appennini) l’intero paese, rivestono un ruolo da protagonista qualora le correnti (vedi periodo in corso) provengano prevalentemente da nord. Sia che abbiano componente occidentale o orientale. Alla stessa stregua possiamo citare il Mar Mediterraneo che, soprattutto nelle stagioni di transizione (vedi l’autunno) agisce appieno come quel grande motore termico capace di rilasciare lentamente il calore acummulato durante la stagione estiva. Calore in grado a sua volta di rappresentare l’essenziale fonte di energia che spesse volte determina la comparsa di fenomeni non attesi o non previsti dalla modellistica reperibile in rete (ad esempio in concomitanza di avvezioni d’aria fredda provenienti dalle alte latitudini settentrionali).

Se si volesse andare nello specifico non basterebbe certo un breve editoriale nel descrivere tutte le possibili interazioni tra il territorio e il clima di una data regione. Chi ha avuto la possibilità di documentarsi (studi o semplice passione) conoscerà senz’altro bene fenomeni quali ad esempio l’effetto rilievo (determinato dalla presenza di catene montuose) o la notevole influenza dell’esposizione su particolari manifestazioni atmosferiche. Pertanto ricordiamoci sempre che lo stilare una previsione non si basa esclusivamente sulla lettura di un modello (indispensabile nel tracciare delle linee di tendenza) ma anche su una profonda analisi e conoscenza di quelle che risultano essere le peculiarità del territorio nel quale viviamo. Per questo ognuno di noi, in concomitanza con bollettini che non rispecchino fedelmente quanto poi si è realmente verificato, dovrebbe riflettere su una possibile profonda conoscenza del proprio ambiente che spesso induce il previsore ad “errori” o per meglio dire “inesattezze”. Non tanto perché quest’ultimo non la possegga ma quanto perché, ogni qualvolta si emette un bollettino meteorologico, si deve cercare di prevedere quale sarà l’evoluzione sull’intera penisola (il più correttamente possibile) e non semplicemente di una singola zona.

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