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L’invasione Africana

di Massimo Aceti
22 Lug 2007 - 21:14
in Senza categoria
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Tramonto sul Golfo di Trieste (foto di
L’ondata di caldo che sta interessando la nostra Penisola si sta mostrando tenace e feroce. Le rinfrescate vengono via via posticipate dagli aggiornamenti delle previsioni, se non annullate, ma probabilmente, seppur lunga, anche questa onda calda non avrà la persistenza di quelle “2003 e 2006 style”. L’estate 2007 si sta caratterizzando infatti per avere sulla scena due attori principali: da una parte un Atlantico in forma che sforna depressioni che interessano l’Europa occidentale e a tratti quella centrale; dall’altra l’anticiclone continentale africano che nelle sue frequenti puntate verso Nord, vistosi inibito dalle depressioni atlantiche a risalire verso la Spagna e la Francia, punta decisamente verso Est, andando ad interessare i Balcani, a tratti Russia e Ucraina, il settore dell’Egeo, e, naturalmente, la stessa Italia. Il grande assente è l’Anticiclone delle Azzorre, che rimane per ora defilato in Oceano.

Il risultato di questa sinottica è per l’Italia rappresentato da ondate di caldo anche molto intenso, come l’attuale e quella di metà giugno, alternate a periodi più freschi. Ciò che manca un po’ dappertutto sono piogge e temporali. Non è strano che manchino le piogge organizzate in questa stagione, luglio è in molte zone d’Italia a sud del Po il mese più secco dell’anno, è meno normale che manchino i temporali in montagna, specie sul settore alpino e prealpino, ma anche in Appennino.

In questo contesto barico le regioni italiane più colpite dalle onde di caldo sono quelle di levante, mentre quelle di ponente, specie le marittime, possono godere della mitigazione delle brezze che sono rinforzate dalle correnti sinottiche, e che, visto un mare non particolarmente caldo (settori ligure, sardo e tirrenico centro-settentrionale), sono ancora relativamente fresche.

L’Atlantico, l’abbiamo scritto, è in gran forma, ma la sua influenza si nota fino all’altezza dell’arco alpino e parzialmente in Liguria, non in termini di piovosità, ma almeno di relativa frescura. Sulla linea di confine tra l’aria calda subtropicale e quella fresca atlantica, che da tempo scorre tra il nord della Spagna, la Francia, le Alpi e la Germania, si originano forti piogge e temporali. La Svizzera e le regioni centro meridionali tedesche stanno vivendo un periodo molto dinamico, caratterizzato da rapidi mutamenti del tempo, da giornate uggiose, piovose e fresche seguite da altre molto calde e da altre ancora variabili, dove sole e temporali, talvolta estremi, si alternano nell’arco della giornata (ancora stanotte violente piogge hanno causato allagamenti in Franconia).

E’ questa la dinamicità dell’Atlantico, ma si ferma 100 km a nord del confine settentrionale italiano. E più a nord le isole britanniche stanno vivendo una non estate. Piogge continue, talvolta inusuali per intensità (le cronache narrano di molti allagamenti se non vere e proprie alluvioni), temperature fresche, inferiori alle medie, già di per sé fresche, di circa 1 grado. E’ una situazione comunque più normale, almeno sinotticamente, rispetto a quella di altre recenti estati, quando gli anticicloni prendevano possesso del Centro-Nord Europa e le depressioni atlantiche affondavano al largo dell’Iberia. Ma a pagarla sono, in parte l’Italia, ma soprattutto l’Est europeo. Città come Belgrado e Budapest hanno visto negli ultimi giorni i termometri schizzare oltre i 40 gradi, e le medie di questo luglio sono 3/4 gradi più elevate della media degli ultimi 30 anni, a livello del caldissimo agosto 2003. E’ la fotografia di un’estate con tanta energia in gioco.

Intanto anche in Italia i record di caldo continuano a cadere, ormai è storia di tutte le estati recenti. Quale il motivo? Non c’è dubbio che le estati degli anni 2000 siano caratterizzate da un numero di ondate di caldo superiore a quella che è stata la norma dei decenni precedenti e che queste abbiano portato sovente a valori termici che in passato si raggiungevano molto di rado. La presenza dell’anticiclone africano come sostituto di quello delle Azzorre è diventato un fatto normale e il risultato è che vedere i termometri salire oltre i 35 gradi in Val Padana non è più un’eccezione, e la soglia dei 40 gradi viene superata talvolta anche al Nord. La normalità climatica infatti varia e i confronti col passato servono a quantificare questi cambiamenti, e ci dicono ad esempio che a Milano il mese di luglio nell’ultimo decennio è stato 2 gradi più caldo rispetto al periodo 1961/90.

Anche durante quest’onda calda alcuni record sono caduti, come a Frontone che ha toccato +39.4°C o a Ferrara capace di arrivare a +40.4°C. Ed oggi di nuovo, come a giugno, le temperature hanno fatto il botto in Puglia e sul medio-basso Adriatico. 40 gradi sono stati registrati a Bari, Termoli, Grottaglie, addirittura 44 gradi a Foggia (al momento della redazione dell’articolo le temperature massime non sono ancora disponibili). Ma non è finita, perché fino a martedì persisterà la fase molto calda tra Sicilia, Calabria, Puglia e medio-basso Adriatico. Sono, come si vede, le regioni di Levante a pagare lo scotto maggiore di questa disposizione barica, e dove l’onda calda in corso rischia di raggiungere i limiti dell’eccezionalità.

In alcuni casi questi eccessi termici possono essere riconducibili a mutate condizioni microclimatiche, come la scomparsa di zone umide e boscose a favore di zone coltivate o urbanizzate, o addirittura a strumenti di rilevazione non posizionati o tarati a norma o semplicemente diversi da quelli del passato, ma questa giustificazione è solo parziale, non spiega infatti la progressiva diminuzione delle masse glaciali alpine, che al di sotto di una certa quota è da imputarsi principalmente al prolungamento del periodo di ablazione, cioè al fatto che in estate fa più caldo e più a lungo, e che di conseguenza più frequentemente vengono raggiunte temperature al limite del record.

Spesso si fa riferimento ai dati del passato per decretare la normalità o l’anormalità di una stagione, ma in questo si commette un errore. La normalità deve infatti essere sempre riferita all’ambito statistico e non in senso assoluto. Non esiste un clima normale per antonomasia, esiste solo un clima medio di un certo periodo di tempo, destinato inevitabilmente a mutare. Il confronto coi dati del passato serve proprio a quantificare le differenze, le diversità, oppure le analogie.

E allora concludiamo con uno sguardo a queste differenze (che nel linguaggio dell’analisi definiamo anomalie).

Nonostante le ultime giornate molto calde il mese corrente si mantiene in Italia ancora vicino alle medie del trentennio 1961/90, con un’anomalia complessiva di +0.7°C, destinata però ulteriormente ad aumentare. Il caldo sopra norma che sta interessando prevalentemente le regioni dei versanti orientali e tra queste soprattutto quelle del medio versante adriatico, viene in parte bilanciato da quelle regioni che risentono di una lieve influenza atlantica, quali la Liguria, il Piemonte, la Sardegna, l’Alta Toscana e dove si registrano addirittura alcune anomalie negative rispetto alle medie dei decenni precedenti. La città più fresca, in rapporto alle proprie medie, è Genova, i cui valori di +19.3/+26.0°C risultano 1.3°C inferiori alla norma; per contro abbiamo Campobasso, la cui media di +19.5/+28.8°C risulta 2.7°C superiore alla norma.

Dal lato precipitazioni dobbiamo registrare una loro assenza generalizzata su quasi tutta Italia, con solo la presenza di qualche temporale nella zona alpina e raramente prealpina o dell’alta Pianura Padana. L’estate è stata infatti caratterizzata sia da un flusso atlantico troppo alto per generare precipitazioni diffuse sull’Italia, e questo è normale, sia dalla quasi totale mancanza di gocce fredde in quota in grado di destabilizzare l’atmosfera e creare le situazioni propizie ai temporali. La siccità è particolarmente grave sul versante adriatico, mentre altrove, specie al Nord Ovest, le piogge primaverili hanno alleviato una situazione che ad inizio anno sembrava molto difficile.

L’estate 2007 dunque, seppure con alcune differenze rispetto alle più recenti, in termini di frequenza, durata ed intensità delle ondate di caldo, presenta anche affinità con le altre degli anni 2000, estati in cui possono capitare periodi freschi, ma sono molto più probabili lunghi periodi caldi o molto caldi, l’esatto contrario rispetto alle estati degli anni ’70. Ma come 25 anni fa è finito quel ciclo fresco, può anche darsi che tra qualche anno queste insistenti ondate di caldo saranno un ricordo, e torneranno a farci visita molto più raramente; se invece la causa di queste estati roventi non è legata a cicli climatici naturali ma, come molti ricercatori affermano, ai cambiamenti indotti dall’uomo, non ci resta che abituarci al caldo e prendere le dovute contromisure, che non significa solamente riempire i nostri spazi interni di condizionatori, ma ripensare le nostre città per renderle meno vulnerabili alle situazioni climatiche estreme.

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