Nonostante la piaga degli incendi boschivi sia praticamente atavica su tutto il bacino del mediterraneo, ricordiamo infatti che il fuoco ha sempre fatto parte del mondo agro-pastorale delle nostre campagne come risorsa di rinnovamento della terra, praticamente ogni estate si ripresenta puntuale il problema degli incendi spesso con conseguenze gravi e purtroppo tragiche pure per gli esseri umani.
Analizzando la statistica degli ultimi trent’anni di roghi in Italia, si nota come gli incendi più devastanti si sono registrati con particolari condizioni meteo quali alte temperature, bassissime umidità, lunghi periodi di siccità, tutte contornate da venti meridionali sostenuti. In particolare il periodo peggiore risulta essere la fine di Luglio e l’inizio di Agosto, notoriamente e statisticamente il periodo più caldo dell’anno.
Solo ultimamente però gli organismi preposti alla lotta degli incendi boschivi stanno prendendo seriamente e scientificamente in considerazione, ma spesso con non troppa convinzione, la valutazione degli indici di rischio di incendio basati sia sui parametri meteorologici che sullo stato della vegetazione. Esistono molteplici rischi di incendio, alcuni tengono conto sia della statistica degli eventi che di altre variabili come la vulnerabilità dinamica della zona, la morfologia, il possibile danno, ecc. Tuttavia solitamente l’indice di rischio di innesco è espresso valutando opportuni algoritmi che tengono in considerazione le condizioni ambientali, climatiche e lo stato di stress del combustibile ovvero della biomassa. Se tutte le variabili sono predisponenti, il rischio è alto, viceversa diminuisce fino a divenire quasi nullo ad esempio immediatamente dopo delle precipitazioni piovose.
Attualmente lo stato di salute della vegetazione a terra è rilevabile abbastanza facilmente dallo spazio mediante i numerosi satelliti di telerilevamento (EOS-MODIS, NOAA-AVHRR, ENVISAT) che analizzano su opportune bande spettrali le condizioni della biomassa. La tecnica più semplice è il calcolo del cosiddetto Indice di Verde (NDVI) che permette di controllare, sempre da satellite, quanta vegetazione è fotosinteticamente attiva e quindi viva e quanta invece è ormai secca. Questo dato è molto importante per preventivare in anticipo le stagioni antincendio e per concentrare le forze sulle zone più a rischio dal momento che la maggior parte degli incendi innesca proprio ai bordi dei boschi e dunque in aree ove sono presenti sterpaglie e arbusti secchi. Allo stesso tempo sono molto influenti anche gli aspetti climatici, non di rado infatti, a seguito di una stagione primaverile iniziale molto piovosa seguita successivamente da un estate altrettanto secca il rischio di incendio è molto più elevato come conseguenza del proliferare delle specie erbacee durante il periodo di surplus pluviometrico.
Gli indici di rischio più performanti vengono calcolati giornalmente e raggiungono delle risoluzioni spaziali dell’ordine del chilometro, alcuni si spingono pure al di sotto, purtroppo però non sono sempre presi con la dovuta considerazione.
Discorso diverso meritano i sistemi di telerilevamento e monitoraggio degli incendi, che entrano in funzione quando ormai il rogo è stato già innescato e che dovrebbero fornire indicazioni tempestive circa la locazione e l’orario dell’evento. A proposito esistono numerosi progetti soprattutto nei paesi più colpiti dal fenomeno degli incendi (USA, Australia, Sud Africa, Spagna, Portogallo, Grecia e Italia) che sfruttano appunto dati satellitari (immagini all’infrarosso medio) per l’individuazione degli Hot-Spot. In Italia diversi istituti di ricerca (tra i quali Il CRPSM dell’Università La Sapienza di Roma, Il CNR di Potenza, L’Università della Calabria) si stanno occupando del problema del rilevamento degli incendi, sperimentando tecniche differenti ed esplorando la possibilità di fornire un prodotto validato e robusto che sia realmente di ausilio alle forze di contrasto in campo. Gli ultimi risultati sono molto incoraggianti ma nonostante questo anche in questo caso, tra gli addetti ai lavori, persiste ancora molto scetticismo sull’effettiva utilità di sistemi di questo tipo.
E’ chiaro che nessuno di questi sistemi (sia la valutazione del rischio che il monitoraggio in tempo reale) può prevedere l’azione sconsiderata di un innesco volontario di un piromane ma senza dubbio, in sinergia, sono in grado di dare un aiuto concreto nella lotta contro un evento naturale che purtroppo frequentemente può trasformarsi in tragedia.