Gli attacchi ciclonici nordatlantici scalpitano ingabbiati alle alte latitudini. Una serie di numerosi vortici aventi valori pressionari compresi tra 986 e 1001 hPa scalpita alle latitudini islandesi. L’alta pressione oceanica non permette alle infiltrazioni gelide di oltrepassare i confini scozzesi. Il perno azzorriano a 1027 hPa sorveglia gli attacchi polari, mentre il picco a 1034 hPa posto sopra il Belgio è un ostacolo invalicabile per i tentativi artici.
Si attenuano anche le folate instabili scandinave. Il debole fronte freddo che dalla debole depressione polacca a 1020 hPa si estende sino alle Alpi orientali ha ormai perso tutto il suo potere risucchiato dalla vorticosa progressione altopressionaria.
Sull’Italia si osserva la vicinanza ed il passaggio di due fioche depressioni secondarie a 1019 hPa fautrici di locale instabilità.
L’Europa conquistata dall’alta pressione. Gli unici segnali instabili sul panorama continentale derivano dai territori mediterranei, con le Regioni centrali e meridionali italiane coinvolte in prima persona. Leggere velature dovute al passaggio di una bolla d’aria fredda in quota disturbano il passaggio dei raggi solari, pronti invece ad illuminare l’intero settentrione.
Nubi fredde si notano a sud dell’Islanda, tese a rimpinguare la tempra gelida del fronte freddo accasciato sopra i cieli scozzesi. La vasta area anticiclonica atlantico-mitteleuropea respinge ogni tipo di attacco freddo, spegnendo persino le velleità intemperanti del ciclone scandinavo.
Il nucleo depressionario che ha occupato la Penisola Ellenica durante la scorsa settimana non riceve più l’apporto freddo artico e si è prontamente disgregato. Le uniche infiltrazioni gelide che provengono dai territori ghiacciati sono quelle che refrigerano i territori orientali europei sino ad arrivare allo zero termico di Mosca.