CLIMA E METEO: un articolo scientifico pubblicato sul New York Times ha fatto il giro del mondo, per il suo contenuto altamente catastrofico, e riguardante la possibile e vicina eruzione del grande supervulcano di Yellowstone, negli Stati Uniti.
Yellowstone è un grande Parco Nazionale situato tra Wyoming, Indiana ed Idaho; il Parco è noto per la sua grande estensione, i suoi Geyser, la grande varietà di fauna e flora selvatica.
Un po’ meno noto il fatto che il Parco sorge all’interno di una grande “caldera” vulcanica, il residuo cioè di quello che era un grande vulcano nell’antichità, e che esplose più volte negli ultimi due milioni di anni, e che, purtroppo, è ancora considerato attivo.
I Geyser derivano appunto dalla presenza di una grande massa di magma ancora presente sotto la superficie terrestre e che riscalda le falde acquifere sovrastanti.
Si ritiene che questa “camera magmatica” sia lunga oltre 60 chilometri, larga 29 chilometri e profonda fino a 12 chilometri.
Periodicamente, come detto, questo magma risale in superficie dando origine ad eruzioni di portata eccezionale, la più forte delle quali sembra avvenuta 2,1 milioni di anni fa, rilasciando in atmosfera 2450 chilometri cubici di materiale vulcanico, mentre un’altra eruzione meno intensa avvenne 640 mila anni fa, e liberò in atmosfera 1000 chilometri cubici di materiale piroclastico.
Si tratta, per confronto, di una quantità circa 1000 volte superiore a quella liberata in atmosfera dal vulcano Monte St. Helens nel 1980, e che ebbe effetti globali stimati in un calo di circa -0,1°C delle temperature globali.
Una quantità 1000 volte superiore è in grado di avere effetti globali: secondo le stime, i materiali piroclastici, raggiunti la stratosfera, si spargerebbero trascinati dalle correnti atmosferiche su tutto il mondo, oscurando il Sole per circa 4 anni, con effetti devastanti per l’agricoltura, e causando un raffreddamento climatico di diversi gradi in media.
Senza contare che, stando all’articolo in questione, tale eruzione causerebbe la morte di ogni essere vivente per migliaia di chilometri attorno all’esplosione, causando anche la probabile evacuazione delle popolazioni di gran parte degli Stati Uniti e del Canada.
Un problema di portata globale, ma che potrebbe essere più vicino di quanto non ci si possa immaginare.
Tali eruzioni hanno una ciclicità, per Yellowstone, di poco più di 600 mila anni, e l’ultima si è verificata 640 mila anni fa.
Si tratta di tempi geologici grandissimi, quindi non ha senso fare una previsione sulla prossima eruzione basandosi su queste date.
Ma altri segnali sono più preoccupanti: gli scienziati sono molto preoccupati per l’aumento delle scosse sismiche verificatesi negli ultimi mesi: sono oltre 200, di cui 84 solamente nell’ultimo mese.
Jacob Lowenstern, scienziato del Geological Survey, sostiene che l’eruzione avverrà senz’altro prima del 2100, mentre Bill McGuire, scienziato britannico e capo del Centro per lo studio delle catastrofi naturali, ritiene che la data più probabile sarà il 2074.
Abbiamo allora alcuni decenni per poterci preparare a questo evento globale? Oppure si verificherà molto prima, sorprendendoci prima di avere approntato dei piani per affrontare la catastrofe?