Ricordate l’editoriale della scorsa settimana? Lo intitolammo “la fine dell’estate…”.
Beh, oggi crediamo sia opportuno riprendere l’argomento perché quella che prima era una semplice elucubrazione – basata sulla statistica e sul calendario meteorologico – potrebbe tramutarsi in realtà.
Al di là dell’ennesimo break, atteso nel fine settimana, l’attenta osservazione dei modelli matematici di previsione evidenzia cenni inequivocabili di “stanca” stagionale. E’ pur vero che siamo entrati nella sesta ondata di caldo, è altrettanto vero che non si scorgono più quei picchi di calura eccezionale che hanno caratterizzato le scorse settimane.
Al di là della Alpi, verso nord, è possibile scorgere una maggiore attività atlantica. Sapete che significa? Che a quelle latitudini l’autunno incombe. Ma significa anche minor spazio per le sortite settentrionali dell’Alta Africana, che in tal modo dovrebbe avere meno possibilità di affermarsi con foga.
Non s’intravedono, almeno al momento, sfuriate capaci di far gridare all’eccezionalità. Piuttosto notiamo frequenti tentativi d’inserimento di masse d’aria fresca – quindi anche instabili – dal vicino Atlantico. Con ciò non vi stiamo dicendo che l’estate è finita, ci mancherebbe. Semplicemente prendiamo atto del fatto che, com’è giusto che sia, la stagione mostra i segni del normale decadimento. E il caldo, quello furioso, potrebbe non tornare più.